PIL su istruzione cala al 4,1%

La percentuale di PIL investita in Italia in istruzione è tornata a scendere al 4,1%. E’ quello che emerge da un rapporto di Save the Children Italia.

In occasione del rientro a scuola, Save the Children Italia ha pubblicato il rapporto “Il mondo in una classe”, che analizza la situazione dell’istruzione nel nostro Paese. L’avvio dell’anno scolastico 2023-2024, primo dopo la fine dell’emergenza Covid, non ha annullato l’impoverimento educativo per la pandemia su apprendimento e benessere psicologico dei ragazzi, soprattutto tra quelli in svantaggio socioeconomico.

L’Italia è tra i Paesi europei che spendono meno per l’istruzione dei propri bambini, con il 4,1% del PIL destinato al settore, ben al di sotto della media europea del 4,8%. Il rapporto di Save the Children Italia evidenzia come la scarsa dotazione di risorse abbia ripercussioni negative sulla qualità e sull’equità del sistema educativo italiano, che deve affrontare sfide come la dispersione scolastica, la carenza di servizi come asili nido, mense e tempo pieno, e l’inclusione degli studenti con background migratorio, che sono oltre 800 mila, pari a 1 su 10 tra gli iscritti nelle scuole del Paese. La copertura nelle strutture educative 0-2 anni pubbliche e private nell’anno educativo 2021/2022 è pari a 28 posti disponibili per 100 bambini residenti, ancora ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% entro il 2010 e molto lontano dal nuovo obiettivo stabilito a livello europeo del 45% entro il 2030. I dati relativi alla dispersione scolastica in Italia risultano superiori alla media europea, rispettivamente 11,5% contro il 9,6% (dati relativi al 2022). Il rapporto evidenzia come l’istruzione italiana sia a rischio di disuguaglianze, a causa di fattori quali la crisi demografica, la povertà e l’immigrazione.

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