L’Italia punta a 145 miliardi di euro per difesa e sicurezza

L’Italia verso 145 miliardi per difesa e sicurezza in 10 anni: nuove sfide di bilancio e possibile flessibilità da trattare con l’Unione Europea.

Guido Crosetto, Giorgia Meloni e Matteo SalviniL’Italia sembra intenzionata a impegnarsi sul target del 5% del PIL investito in spese militari e di sicurezza. Lo ha confermato la premier Giorgia Meloni. Nei prossimi dieci anni, l’Italia si prepara a un ambizioso incremento della spesa pubblica in due settori chiave: difesa e sicurezza.

Secondo le proiezioni, si passerà dagli attuali 45 miliardi di euro – di cui circa 35 destinati alla difesa e 10 alla sicurezza interna – a ben 145 miliardi complessivi. In dettaglio, 100 miliardi sarebbero allocati alla difesa, mentre 45 miliardi alla sicurezza. Questo cambio di paradigma riflette una risposta alle mutate esigenze geopolitiche, agli impegni internazionali assunti e alla necessità di garantire una maggiore protezione dei cittadini e delle infrastrutture strategiche.

Un simile balzo di investimento, pari a più del triplo della spesa attuale e che rappresenterebbe una fetta significativa del PIL dell’Italia, non può avvenire senza un’accurata pianificazione delle risorse finanziarie. Il primo ostacolo da superare è, infatti, la sostenibilità economica di questo progetto, specialmente in un contesto di vincoli europei sui conti pubblici e su deficit e debito. È proprio su questo terreno che si apre il capitolo della “flessibilità europea”.

L’Italia potrebbe chiedere alla Commissione UE margini aggiuntivi per finanziare questa transizione strategica. Del resto, la sicurezza è un bene comune europeo, e un rafforzamento della difesa di un singolo Stato membro contribuisce, indirettamente, anche alla sicurezza collettiva dell’Unione Europea. Alcuni segnali da Bruxelles indicano che uno spiraglio di dialogo esiste, ma sarà necessaria una trattativa politica delicata, anche alla luce delle recenti tensioni sul Patto di Stabilità.

Ottenere flessibilità significa però anche presentare piani chiari, trasparenti ed efficaci, che dimostrino l’utilizzo responsabile delle risorse e l’allineamento con le priorità europee, come la difesa comune e la cybersicurezza. In definitiva, l’obiettivo dei 145 miliardi di euro non è irrealistico, ma comporta una sfida complessa: investire in sicurezza senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici. Per riuscirci, serviranno visione strategica, dialogo europeo e una gestione politica coesa.

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