Recensione di Fiore di roccia – Ilaria Tuti

“Fiori di roccia” è un libro di Ilaria Tuti e pubblicato da Longanesi. La scrittrice vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. “Fiori di roccia” è il quinto libro di Ilaria Tuti ed è stato pubblicato nel 2020.
Ambientato nella Carnia durante la Prima Guerra Mondiale, “Fiore di roccia” ci proietta nella quotidianità delle “Portatrici”: donne, di età diverse, che affrontano salite pericolose nella neve, cariche di viveri, munizioni e medicinali per i soldati italiani al fronte. La voce narrante è Agata Primus, un personaggio di finzione che l’autrice utilizza per dare forma e profondità alle vicende realmente vissute da queste donne. Attraverso la sua prospettiva scopriamo non solo la fatica fisica, ma anche la forza d’animo, la solidarietà e il dramma di una guerra vissuta da chi, spesso, è rimasto nascosto nei libri di storia.
Lo stile della Tuti è raffinato, evocativo e musicale, capace di trasformare la durezza della guerra in una narrazione lirica e intensa. Il linguaggio dosato, con attenzioni alla sonorità e alle immagini naturali, rende palpabile la montagna e la sofferenza, senza cadere nel sentimentalismo. C’è da dire che alcune descrizioni troppo dettagliate rallentano leggermente il ritmo narrativo, soprattutto nei momenti più tesi.
Agata emerge per la sua forza, la sua umanità e il suo senso del dovere: una figura femminile costruita con cura, che incarna le storie delle molte donne che hanno vissuto quel sacrificio silenzioso. Attorno a lei, incontriamo figure come Viola, Lucia, Caterina e Maria: ognuna con il proprio carattere, le proprie speranze, paure e gesti di solidarietà, ricostruite con parole incisive e gesti simbolici.
“Fiori di roccia” restituisce dignità a queste protagoniste dimenticate, trasformando una pagina storica quasi invisibile in un racconto vibrante di resilienza e speranza. Il libro è un tributo: a eroine conosciute solo dai luoghi in cui hanno faticato, a donne silenziose che hanno salvato vite, a un pezzo della storia che merita di essere ricordato. L’autrice riesce a trasmettere una lezione universale: la tenacia può germogliare anche tra le rocce più dure, e il sacrificio, quando condiviso, diventa atto di grande umanità.
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