La sconfitta di Renzi sui migranti

L'UE si farà carico di 40 mila migranti da distribuire in due anni. A questi si aggiungono altre 20 mila persone provenienti dai campi profughi di Paesi terzi, da ricollocare su base volontaria.

Matteo RenziIl Consiglio Europeo ha approvato la redistribuzione dei 40 mila richiedenti asilo da Italia e Grecia in tutti gli altri Paesi aggiungendo al testo un riferimento al Consiglio europeo straordinario del 23 aprile scorso, dove si parlava della base volontaria. il prossimo 9 e 10 luglio i Paesi concorderanno il numero accogliere. Esclusi dal meccanismo Ungheria e Bulgaria, che ricevono moltissimi migranti da Est e Turchia.

Il premier Matteo Renzi ha dichiarato: “Nel testo è sparito il termine volontario e soprattutto è chiaro che il problema non riguarda solo l’Italia”. Tutto bene? Mica tanto. Il primo ministro italiano è stato subito smentito da Angela Merkel. La cancelliera tedesca ha spiegato che l’accordo per redistribuire equamente 60.000 migranti nei prossimi due anni è su base volontaria. Il programma prevede due fasi. La prima riguarderà la ricollocazione dei 40 mila profughi di Italia e Grecia. La situazione di altri 20 mila migranti sarà esaminate in seguito. 60 mila profughi sono una cifra esigua. Nel 2014 in Italia hanno fatto richiesta di asilo 63.700 persone, un numero superiore alle quote europee per i prossimi due anni.

Resta inoltre il problema del rimpatrio dei migranti economici. Quando inizierà il programma? La verità è che all’UE non frega nulla dei migranti e dei problemi dell’Italia. Come risolvere la questione? L’emergenza profughi si risolve solo cambiando il Trattato di Dublino, le altre ipotesi sono solo perdita di tempo. Per chi non lo sapesse, il regolamento prevede che i migranti possono richiedere asilo solo nel primo paese UE di approdo. Questo punto va modificato, perché danneggia sia l’Italia che gli stessi profughi. In caso contrario, l’Italia ha due opzioni: auto regolamentarsi con una quota di 80 mila arrivi all’anno o respingere i barconi come fa l’Australia. Non ci sono alternative.

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