L’Italia dei pegni

image Dopo la seconda guerra mondiale molte famiglie italiane ricorrevano alla banca dei pegni per racimolare qualche soldo per poter mangiare. Con il boom economico degli anni 60, le banche dei pegni iniziarono ad avere meno clienti. Man mano che passavano gli anni, la “pratica” dell’impegnare qualcosa per ottenere dei soldi era quasi sparita.

Con la crisi economica degli ultimi mesi, molti si sono ritrovati senza lavoro e con un mutuo da pagare. Le banche hanno subito fiutato l’affare rispolverando il “vecchio” banco dei pegni. Oggi, molte persone si recano in agenzia non per chiedere un prestito, ma per impegnare qualcosa per poter pagare qualche rata del mutuo. La cosa strana è che nonostante si “impegni” qualcosa c’è da pagare sempre l’interesse sul credito ottenuto.

Naturalmente molte banche hanno fatto anche una campagna per pubblicizzare il pegno. Il Credito Siciliano pubblicizza la cosa con lo slogan “Ti sentirai più leggero da ogni impegno”. Non scherza nemmeno Unicredit Banca che con lo slogan “La soluzione pronto cassa semplice e sicura” cerca di convincere gli ignari clienti.

Irene Frasca del Monte dei Pegni di Milano dice “Noi abbiamo un aumento del lavoro di circa il 20% rispetto agli altri anni. Vengono da noi anziani che portano i ricordi di un parente al giovanissimo che porta orologi, ma anche molte persone che non avrei mai pensato di vedere qui. Parlo di gente abbiente che aveva mutui fino a 10mila euro al mese che viene qui ad impegnare di tutto”.

La cosa più drammatica di questa “moda” è che l’80-90% delle persone non riesce a riscattare gli averi impegnati. Gli oggetti non riscattati vengono svenduti all’asta. Per questo motivo consiglio a chi ha problemi economici di vendere gli oggetti in proprio, perché si fanno più soldi…

Credits: CNRmedia.com.

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