L’Italia non vende le frequenze analogiche

Passaggio al digitale terrestre Negli ultimi mesi molte regioni sono passate alla tecnologia del digitale terrestre. Il 18 maggio 2010 è stato il turno della Lombardia.

Tutti i fautori di questa nuova tecnologia hanno sempre professato che con il digitale terrestre ci sarebbe stata una più ampia offerta televisiva. E’ vero, ma non è l’unico “vantaggio”.

I tipi in giacca e cravatta non hanno mai detto che con il passaggio al digitale si liberano molte frequenze. Il rapporto è di 5 a 1. In pratica dove c’è attualmente un canale analogico potranno essere trasmessi 5 digitali. Le frequenze liberate a cosa potrebbero servire?

Negli altri paesi europei queste frequenze sono state vendute agli operatori di telefonia mobile per sviluppare la banda larga e per ridurre il digital divide. In Germania è partita un’asta pubblica per l’assegnazione delle frequenze liberate dal digitale che ha fruttato già 2,5 miliardi di euro. Il governo spera di racimolare tra i 4 e gli 8 miliardi di euro. Negli Stati Uniti la vendita delle frequenze ha fatto incassare 19 miliardi solo per il 2009. E l’Italia?

Una stima fatta nel 2007 da Carlo Cambini valuta in 2 miliardi di euro all’anno l’incasso potenziale dall’assegnazione delle frequenze per lo Stato. Soldi che non vedremo mai, perché il nostro governo ha attuato una politica del tutto diversa rispetto agli altri paesi europei.

Claudio Scajola(quando era ancora ministro) e il viceministro Paolo Romani hanno deciso che la gara pubblica per l’assegnazione delle frequenze sarà riservata solo alle TV. La cosa strana è che non ci sarà un’asta, ma di un “beauty contest” che assegnerà le frequenze gratuitamente a Rai, Mediaset, Telecom e qualche new entry emergente.

Credits: L’espresso.

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