I depuratori di Napoli e Caserta sono fermi

Depuratore di Cuma L’estate 2009 è stata una delle più tragiche per i bagnanti napoletani e casertani. In piena afa scoppiò l’emergenza mare inquinato. I lavoratori del depuratore di Cuma scioperarono facendo andare in mare il liquame.

La situazione quest’anno non è certo migliorata. La maggior parte della costa campana è ancora non balneabile. Caserta ha il mare più inquinato d’Italia con solo il 35,1% di costa balenabile. In generale, la Campania ha una percentuale di costa balneabile del 80,7%, contro una media nazionale del 95,7%.

E’ inutile fare giri di parole, anche quest’anno sarà un’estate non redditizia per gli stabilimenti balneari. A rendere la situazione ancora più drammatica è lo stop ai depuratori di Foce Regi Lagni, Orta di Atella, Succivo, Marcianise, Acerra e Cuma.

La Hydrogest, la società che gestisce i depuratori, vanta un credito con la Regione Campania di 100 milioni di euro. La società sta pensando di rimettere il contratto stipulato nel 2006. Anche se questa ipotesi è poco plausibile perché nel contratto c’è una clausola che prevede una penale di 300 milioni di euro in caso di rescissione.

Il problema è più complesso di quello che sembra. Dal 15 aprile 2010 impianti casertani sono attualmente sotto sequestro e gestiti da un commissario nominato dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Secondo i magistrati quei depuratori non funzionavano in modo corretto, perché inquinavano il già lercio mare campano.

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