Mediaset ha il 63% della pubblicità

Silvio BerlusconiL’Ocse ha dedicato particolare attenzione all’Italia nel rapporto “Going For Growth”. Dallo studio viene fuori per l’ennesima volta il conflitto di interesse di Silvio Berlusconi.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico scrive “Il settore televisivo resta dominato da società statali e da una società privata”. L’Ocse raccomanda l’Antitrust di “valutare il grado di competitività nei media TV”. Cos’è che ha fatto impallidire l’Organizzazione internazionale?

Nel 2010 il 63% dei 3,8 miliardi spesi per la pubblicità in TV è finito nelle casse di Mediaset. La Rai si è accontentata del 23%, mentre Sky è ferma al 6% e La7 al 3,7%. La cosa strana è le pubblicità non rispecchiano i valori dell’audience. Lo share medio della Rai è stato del 41,3%, mentre Mediaset arriva al 37,6%.

Come a dire che per gli investitori l’indice di ascolto non è un parametro così rilevante. La Rai è fortemente danneggiata dalle norme che fissano al 12% del tempo di trasmissione il tetto per la pubblicità. Per Mediaset questo limite è al 18%. Un bel vantaggio. Non solo, il governo Berlusconi vuole portare questo limite al 20%.

Il “caso” Mediaset è un fenomeno tutto italiano. In nessun Paese del Vecchio Continente c’è qualcuno in grado di raccogliere più della metà della spesa in televisione. Un’altra mazzata è stata data dall’avvento del digitale terrestre. In Italia la raccolta dei nuovi canali ha sottratto risorse ai media tradizionali, mentre in Europa l’avvento del digitale terrestre ha spostato l’allocazione delle risorse dalle reti tradizionali alla stampa e ad internet.

Nel resto d’Europa si sta investendo sulla banda larga, in Italia il web rappresenta per Berlusconi e company una “risorsa” da limitare. Dopo aver letto i dati dell’Ocse si intuisce anche il motivo. Silvio Berlusconi è in conflitto perenne. Gli italiani quando si sveglieranno? Intanto l’Antitrust ha deciso di allargare a tutti i media la sua indagine conoscitiva del settore della raccolta pubblicitaria.

Per ulteriori info: La Repubblica

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