Riina indagato per la strage del treno 904
Il 23 dicembre del 1984 i viaggiatori del treno rapido 904 ritornavano a casa o andavano in visita dai parenti per le festività natalizie. Diciassette di loro non arrivarono mai a destinazione. Alle 19.08 il treno, proveniente da Napoli e diretto a Milano, fu colpito da una violenta esplosione mentre percorreva il tunnel della Grande Galleria dell’Appennino. L’esplosione causò 17 morti e 267 feriti.
A quasi 27 anni di distanza si torna a parlare della strage. Oggi(27 aprile), la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti Totò Riina. Il boss mafioso è indicato come il mandante della strage, per la quale è stato già stato condannato, con sentenza definitiva, il boss mafioso Pippo Calò. Per l’attentato fu usato lo stesso esplosivo utilizzato a via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Borsellino e la sua scorta.
Dagli sviluppi dell’inchiesta emerge che la strage del rapido 904 sarebbe stata la prima risposta ai mandati di cattura relativi al maxi processo a Cosa Nostra emessi nel 1984 dai giudici Falcone e Borsellino. L’attentato si inserì in un preciso disegno strategico di Riina, che aveva deciso di far apparire l’attentato come un fatto “politico” per sviare l’attenzione dello Stato dal vero problema: l’identificazione dei mandanti della strage.
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