Il PDL pensa al semipresidenzialismo mentre l’Italia affonda

L'Aula del Senato, con i voti di Lega, PDL e CN, dice SI al semipresidenzialismo. Intanto, l'Italia affonda.

Gasparri, Alfano e CicchittoOggi(24 luglio) è stata un’altra giornata nera per l’Italia. Lo spread è volato a 536 punti mentre Piazza Affari ha chiuso a -2,71%. Basta leggere questi dati per preoccuparsi. Il PDL è intervenuto per salvare il nostro Paese. In che modo? Con il semipresidenzialismo. Vi giuro che non è uno scherzo.

Il Senato ha approvato il disegno di legge sul semipresidenzialismo e il Senato federale. I SI sono stati 120, i NO 23. Undici gli astenuti. Il provvedimento, che riscrive l’art. 72 della Costituzione, è passato con la ricostituita maggioranza tra PDL e Lega. Tra i SI quelli di Coesione nazionale. L’UDC ha votato contro. Giuseppe Pisanu e Ferruccio Saro, in dissenso con il PDL, si sono astenuti. PD e IDV hanno lasciato l’Assemblea al momento del voto. La riforma mette fine al bicameralismo perfetto e consente l’elezione diretta del Capo dello Stato(art. 83 della Costituzione). Il testo deve essere varato anche dalla Camera per essere definitivo.

Facile ipotizzare che il semipresidenzialismo serve per “piazzare” Silvio Berlusconi al Colle nel 2013. Fabrizio Cicchitto, capogruppo PDL alla Camera, ha dichiarato “La decisione del Senato sul presidenzialismo mette in moto un meccanismo di alto profilo per le riforme istituzionali e anche elettorali. Peccato che la sinistra non condivida questo progetto”. Soddisfatto anche Maurizio Gasparri. Il presidente PDL al Senato ha detto “E’ un voto storico. Il presidenzialismo non è una scelta di propaganda. Chi oggi non ha votato si è opposto a una richiesta condivisa di rafforzamento della democrazia”. Angelino Alfano, segretario del PDL, ha usato Facebook(foto) per esprimere la sua opinione sul presidenzialismo. Capito? Per loro è importante eleggere il Capo dello Stato. Ma quando li prendiamo a pedate?

Il commento di Alfano su Facebook

Approvati anche una serie di emendamenti, a firma Gasparri-Quagliarello, che modificano le attribuzioni del Capo dello Stato stabilite dalla Costituzione. Il CSM sarà presieduto dal Primo Presidente della Cassazione e non più dal Presidente della Repubblica, come prevede l’art. 87 della Costituzione. Il presidente della Repubblica presiederà il Consiglio dei Ministri, nominerà il premier e su proposta di questi nomina revoca i ministri, contrariamente a quanto sancito dall’attuale art. 92 della Costituzione. Se la riforma non sarà approvata dalla maggioranza qualificata dei 2/3 può essere sottoposta a referendum.

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