Le dimissioni ad orologeria di Renzi

Matteo Renzi non fa mea culpa e scarica la sconfitta delle elezioni politiche 2018 sulla mancata vittoria del SI al referendum Costituzionale. L'ex premier annuncia le dimissioni ad orologeria dalla segreteria del Partito Democratico.

Matteo RenziMatteo Renzi non ha capito la lezione nonostante la disfatta del Partito Democratico alle elezioni politiche 2018. La decisione di annunciare le dimissioni dalla segreteria del PD e contemporaneamente rinviare la data appare un’idea partorita da un megalomane. Renzi dice di aver già chiesto a Matteo Orfini di convocare l’assemblea per aprire la fase congressuale.

L’ex premier ha annunciato: “Sarà in carica fino alla nascita del nuovo governo. Non serve un reggente scelto da un caminetto, ma un segretario scelto dalle primarie. Non ci sarà nessuna fuga. Farò il senatore semplice”. Il PD è sceso sotto il 20% sia alla Camera che al Senato e dopo il discorso strampalato fatto oggi(5 marzo) da Renzi rischia di perdere altri 10 punti percentuali nei sondaggi. Dopo una sconfitta clamorosa, peraltro l’ennesima, il segretario del Partito Democratico esordisce dando la colpa a chi ha votato “NO” al Referendum del 4 dicembre 2016. Continua a non capire che la deve smettere di fare l’arrogante presuntuoso ergendosi a salvatore dell’Italia ed è spaventosamente refrattario a qualsivoglia autocritica. Il buon Renzi è riuscito a fare propaganda anche dopo una batosta. Tira ancora in ballo l’europeismo, il PIL, il lavoro e la storia della ripartenza del Paese. Una domanda sorge spontanea: perché il PD ha perso voti se l’Italia è ripartita? La verità è che l’ex premier propone solo fuffa. Non c’è davvero nessuno che aiuti Renzi, che gli voglia bene, che lo induca a migliorarsi un po’?

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