Scampia: La protesta degli inquilini delle case gialle

La protesta degli inquilini della case gialle di Scampia contro l’intimidazione di sfratto. Gli appartamenti erano del Comune di Napoli ma ci sarebbe stato un passaggio di proprietà.

Protesta gente di ScampiaEmergenza abitativa a Scampia dopo il piano vendita dell’edilizia pubblica residenziale(Erp) fatto dal Comune di Napoli per ripianare il debito. La dismissione ha portato nelle casse di Palazzo San Giacomo 3,5 milioni di euro derivanti dalla vendita di 81 immobili. Nel quartiere della zona nord è venuto alla ribalta il “caso” della case gialle, gli enormi palazzoni utilizzati anche per il set della serie TV “Gomorra”. Gli inquilini sono scesi in strada per manifestare contro l’intimidazione di sfratto della proprietà. Ma andiamo con ordine.

Sono 88 famiglie che occuparono lo stabile nel 1990 e che un anno dopo regolarizzarono la loro posizione. Fino a poco tempo fa gli inquilini delle case gialle pagavamo una quota di affitto proporzionata al reddito alla Romeo Immobiliare, che agiva per conto del Comune di Napoli. La protesta è scoppiata quando è arrivata una comunicazione da un’altra società. La portavoce degli inquilini ha dichiarato: “Ci hanno chiesto 5.000 euro di caparra e 480 euro al mese per l’acquisto delle abitazioni”. Del passaggio di consegne delle case gialle non c’è traccia sul sito del Comune di Napoli. Il presidente della VIII Municipalità, Apostolos Paipais, ha dichiarato: “E’ necessaria chiarezza soprattutto perché stiamo parlando di un’emergenza abitativa. Proprio oggi uno degli inquilini che ha ceduto all’offerta mi ha mostrato un documento: una ricevuta, un foglio di carta senza timbri, a mio giudizio senza valore. A questo punto posso pensare anche a un tentativo di truffa”. Sono 22 mila le case Erp che il Comune di Napoli ha messo in vendita per ripianare il debito. Il costo medio di ciascuna casa varia tra i 30 e i 33 mila euro. Se si vendessero tutte si arriverebbe alla mostruosa cifra di 660 milioni di euro. Il problema è che le abitazioni dell’edilizia pubblica residenziale sono tutte situate in quartieri periferici, ovvero zona poche ricche della città. La protesta per il diritto alla casa si dilagherà a macchia d’olio per colpa del piano scellerato del Comune. E meno male che Napoli era una città rifugio.

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