Istat: 15.287 nascite meno in 1 anno

Nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, in calo di 15.287 rispetto al 2016. E’ quanto emerge dal rapporto “Natalità e fecondità della popolazione residente” dell'Istat. Meno donne in età feconda e si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri.

Natalità e fecondità in Italia. Anno 2017Nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, in calo di 15.287 rispetto alle 473.438 del 2016. E’ quanto emerge dal rapporto “Natalità e fecondità della popolazione residente” pubblicato oggi(28 novembre) dall’Istat. Il calo delle nascite è un trend che va avanti dal 2010. Dal 2014 al 2017 le nascite sono diminuite di 44.445 unità mentre sono 118.508 in meno rispetto al 2008. La fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali.

Il numero medio di figli per donna scende a 1,32, nel 2010 era 1,46. Le donne italiane hanno in media 1,24 figli(1,34 nel 2010), le cittadine straniere residenti 1,98(2,43 nel 2010). I primi figli sono diminuiti del 25% tra il 2008(283.922, pari al 49,2%) e il 2017(214.267, pari al 46,8%). Nello stesso arco temporale i secondi figli sono passati da 217.814(37,8%) a 175.539(38,3%) e i terzi figli e oltre da 74.923(13,0%) a 68.345(14,9%): complessivamente i figli di ordine successivo al primo sono diminuiti del 17%. La riduzione del numero medio di primi figli per donna tra il 2010 e il 2017 è responsabile per il 68% del calo totale della fecondità delle donne italiane e per l’81% di quelle straniere. Contemporaneamente si osserva uno spiccato aumento della quota di donne senza figli: nella generazione del 1950 è stata dell’11,1%, nella generazione del 1960 del 13% e in quella del 1977 si stima che raggiungerà(a fine del ciclo di vita riproduttiva) il 22%. Rispetto al 2008, la diminuzione dei nati è attribuibile prevalentemente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 358.940 nel 2017. Nove anni prima erano 480.217.

Meno donne in età feconda

Il calo di 121.277 è in parte dovuta agli effetti “strutturali” indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In particolare, sono le donne italiane ad essere sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers(ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva(o si stanno avviando a concluderla); dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. L’apporto positivo dell’immigrazione, che con l’ingresso di popolazione giovane ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust, sta lentamente perdendo la propria efficacia man mano che invecchia il profilo per età della popolazione straniera residente. Al primo gennaio 2018 le donne residenti in Italia tra 15 e 29 anni sono poco più della metà di quelle tra 30 e 49 anni. Meno donne in età feconda(anche in una teorica ipotesi di fecondità costante) comportano, in assenza di variazioni della fecondità, meno nascite. In totale sono 12,8 milioni le donne in età feconda in Italia, in calo del 7%.

Si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri

Dal 2012 al 2017 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero(-8 mila) che, con 1.152 unità in meno solo nell’ultimo anno, scendono sotto i 100 mila(99.211, il 21,7% sul totale dei nati) per la prima volta dal 2008. Tra questi sono in calo soprattutto i nati da genitori entrambi stranieri: per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016, calano ulteriormente nel 2017(67.933). Al primo posto per numero di nati stranieri iscritti in anagrafe si confermano i bambini rumeni(14.693 nati nel 2017), seguiti da marocchini(9.261), albanesi(7.273) e cinesi(3.869). Queste quattro comunità rappresentano il 51,8% del totale dei nati stranieri. In Italia, inoltre, sono sempre più rappresentate le comunità straniere caratterizzate da un progetto migratorio in cui le donne lavorano e mostrano minori livelli di fecondità in Italia. E’ il caso delle donne ucraine, moldave, filippine, peruviane ed ecuadoriane, che hanno alti tassi di occupazione, prevalentemente nei servizi alle famiglie. La soluzione al problema nascite in Italia è importare donne in età feconda dall’Africa, non uomini da “schiavizzare” per far arricchire gli imprenditori italiani.

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