Perché il governo Conte ha detto no al prestito BEI?

Il governo Conte ha detto no al prestito della Banca europea degli investimenti(BEI). 804 milioni di euro da restituire in 20 anni ad un tasso agevolato. Peccato che la BEI viene finanziata grazie ai contributi versati dagli Stati membri dell’Unione Europea.

Dissesto idrogeologicoL’Italia è stata flagellata da un’ondata di maltempo che ne ha cancellato parte del patrimonio boschivo e provocato diverse frane. Pesante il bilancio delle vittime e dei danni: in una settimana si contano 30 morti in tutto il Paese, 12 dei quali in Sicilia. In Italia si è investito poco o nulla per il dissesto idrogeologico, un problema noto da anni e che riguarda oltre 7 milioni di italiani che risiedono in territori a rischio per alluvioni o frane. Nel nostro Paese si è solo bravi a fare inutili polemiche. La Stampa e Avvenire scrivono che il governo Conte ha detto no al prestito della Banca europea degli investimenti(BEI) messo a disposizione per il dissesto idrogeologico.

Nel 2014 il governo Renzi aveva creato una struttura, #italiasicura, che doveva realizzare un piano insieme alle regioni per individuare gli interventi necessari sul territorio e trovare i soldi per finanziarli. Erano stati stilati diversi progetti contro frane e alluvioni per un costo totale di 1,115 miliardi di euro, di cui 804 milioni messi a disposizione dalla BEI ad un tasso di interesse agevolato. Nel frattempo, però, il governo Conte ha soppresso la struttura di missione #Italiasicura. Il finanziamento prevedeva che ogni anno il nostro Paese doveva restituire 70 milioni di euro per una durata di venti anni. In totale alla BEI sarebbero arrivati 1,4 miliardi di euro, vale a dire 596 milioni di interessi. Una follia vera e propria. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha dichiarato: “Il mutuo sarebbe contrario all’amministrazione dei soldi pubblici da buon padre di famiglia, poiché gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini”. La cosa più grave è che il prestito viene erogato da una banca non banca(scusate il gioco di parole), visto che la Banca europea degli investimenti viene finanziata grazie ai contributi versati dagli Stati membri dell’Unione Europea. L’Italia oggi vi partecipa per il 16%. In poche parole avremmo dovuto pagare gli interessi su una parte dei nostri soldi. Un autolesionismo finanziario, in pratica. I soldi per mettere in sicurezza in nostro Paese bisogna trovarli tagliando le spese inutili, tipo i contributi UE: l’Italia, tra il 2000 e il 2017, ha versato all’UE 259,4 miliardi di euro, ricevendone “solo” 170,4: il saldo negativo registrato è di 88,9 miliardi. Questo significa che negli ultimi 18 anni restare in UE ci è costato in media 4,9 miliardi di euro ogni anno. Ci conviene?

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