De Magistris: Reddito di cittadinanza ingannevole

Luigi De Magistris dice che il reddito di cittadinanza è ingannevole. Il sindaco di Napoli vuole dare risorse ai veri poveri e per il lavoro. Peccato che proprio De Magistris aveva promesso il reddito minimo cittadino nella campagna elettorale del 2016.

Luigi De MagistrisIl reddito di cittadinanza è una misura di reinserimento nel mondo del lavoro che serve ad integrare i redditi familiari. In particolar modo, è destinata alla persone che sono in povertà assoluta. La misura introdotta dal governo gialloverde è un reddito di inclusione allargato con incluso un regalo alle imprese. Tanti politici si sono schierati contro il reddito di cittadinanza, alcuni in modo taffaziano. Oggi(21 marzo) è tornato a parlare della misura contro la povertà anche Lugi De Magistris.

Il sindaco di Napoli ha dichiarato: “I veri poveri restano fuori dal reddito di cittadinanza. Un grande investimento di risorse economiche sottratto ad altro. Un po’ di gente ne usufruirà, però verrà ingannata. Il lavoro non lo troveranno e ce li ritroveremo come i Bros sotto Palazzo San Giacomo”. De Magistris vuole dare risorse ai veri poveri e per il lavoro. Quest’ultima parola è diventata un mantra, un po’ come la frase “meno tasse per tutti”. L’ex magistrato ha aggiunto: “Credo ci sia stata una grande operazione ingannevole e propagandistica molto legata alla campagna elettorale per le Europee”. Le dichiarazioni del sindaco De Magistris sono sorprendenti, visto che proprio lui promise il reddito minimo di cittadinanza durante la campagna elettorale del 2016. Un mese prima delle elezioni amministrative, la giunta comunale di Napoli aveva approvato, assieme al bilancio preventivo, una delibera con la quale si introduceva il reddito minimo cittadino. Nelle successive settimane dovevano essere definiti gli importi annuali ed i criteri di accesso, ma a tre anni di distanza è finito tutto nel dimenticatoio. L’aiuto per i poveri di De Magistris è uguale alla promessa della raccolta differenziata al 70% fatta nel 2011. L’ex magistrato si conferma la versione tamarra di Matteo Renzi.

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