Incendio nella tendopoli di San Ferdinando
Una nuova tragedia a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Un migrante di 32 anni, originario del Senegal, è morto in un incendio divampato nella tendopoli. La cittadina calabrese è nota per il rogo nella baraccopoli dello scorso 16 febbraio. Nella stessa baraccopoli, a dicembre 2018 morì un 18enne del Gambia e un anno fa una 26enne nigeriana. Entrambi morti a causa di incendi divampati nelle strutture fatiscenti di cui era fatta.
La tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli, smantellata lo scorso 6 marzo. I migranti confluiti nella nuova tendopoli sono stati 840. La vittima si chiamava Sylla Naumè ed era uno dei migranti insediati nella baraccopoli demolita e trasferiti nella tendopoli. L’incendio si sarebbe sviluppato in un angolo di una tenda da sei posti dove erano presenti diversi cavi elettrici. Sarà una relazione tecnica dei Vigili del Fuoco a chiarire l’origine del rogo. L’accoglienza indiscriminata degli ultimi anni ha causato la nascita di numerosi campi abusivi e tendopoli, che hanno condizioni igienico-sanitarie precarie come quelli in cui risiedono i Rom. Questa ennesima tragedia è una sconfitta della cosiddetta sinistra, ultimamente troppo distratta a difendere il business dei trafficanti di uomini. Che senso ha salvare migranti in mare per poi farli morire bruciati in una baracca o in una tenda? La sinistra deve battersi per garantire una sistemazione adeguata a tutti i poveracci. I campi abusivi e le tendopoli sono uno schiaffo alla civiltà.
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