Confcommercio: A rischio 266.807 imprese

Sono 266.807 le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva in Italia. Sono il 10% del totale. La stima è fatta Confcommercio. Tra i settori più a rischio, ambulanti, abbigliamento, ristorazione, attività di intrattenimento e alberghi.

A rischio 266.807 impreseSono 266.807 le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva a causa della crisi causata dal lockdown imposto per l’emergenza coronavirus. In Italia ci sono 2.738.800 imprese. E’ la stima di Confcommercio. Il numero delle imprese a rischio è una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%.

Nel 2020 è previsto un crollo dei consumi di quasi 84 miliardi di euro. Le imprese che rischiano la chiusura sono il 9,78% del totale presenti in Italia. I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni(-49 mila attività) e la ristorazione(-45 mila imprese). Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese(con 1 solo addetto e senza dipendenti) per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività. Molti commercianti chiedono soldi pubblici a fondo perduto che significa trasformazione delle perdite di reddito del settore privato in maggiore debito pubblico. In poche parole vogliono che il debito delle imprese passi alla collettività.

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