Recovery Fund, un piano da 750 miliardi di euro

L’UE propone il Recovery Fund, un piano di 750 miliardi di euro per far ripartire l’economia. All’Italia andrebbero 172,7 miliardi.

Ursula von der LeyenIl lockdown per l’emergenza coronavirus provocherà un calo del PIL in Unione Europea tra l’8% e il 12%. La pandemia ha provocato una nuova crisi economica. L’UE propone il Recovery Fund, un piano di 750 miliardi di euro per far ripartire l’economia. Da fonti si apprende che 500 miliardi sarebbero destinati a stanziamenti(grants) a Paesi e settori più colpiti economicamente dal Covid-19, mentre gli altri 250 miliardi andrebbero a prestiti(loans). All’Italia andrebbero 172,7 miliardi, di cui 81,807 miliardi come aiuti a fondo perduto e 90,938 miliardi come prestiti. E’ la quota più alta per un singolo Paese. A titolo di confronto, un altro paese particolarmente colpito dalla pandemia da coronavirus, la Spagna, riceverebbe 77 miliardi di sovvenzioni e 63 miliardi di prestiti.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Un nuovo strumento, il Fondo Next Generation UE da 750 miliardi di euro. Lo sforzo complessivo dell’Unione Europea sarà da 2.400 miliardi, aggiungendo 1.100 miliardi di Bilancio pluriennale UE. La crisi ha effetti di contagio in tutti i Paesi e nessuno può ripararsi da solo, occorre prendere una strada forte insieme”. Il Recovery Fund non salva solo i singoli Paesi, ma anche il progetto Unione Europea. Senza questo tipo di intervento l’UE sarebbe morta. Il Recovery Fund verrà finanziato da obbligazioni della Commissione europea. I titoli avranno scadenze diverse, ma l’impegno è di rimborsarli entro il 2058, e non prima del 2028. Per reperire risorse Bruxelles propone di includere nuove risorse da tasse sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e web tax. Dopo la proposta della Commissione partirà il duro negoziato tra governi. Austria, Danimarca, Svezia e Olanda si oppongono ai trasferimenti a fondo perduto, chiedono solo prestiti oltretutto vincolati ad austerità e a un duro piano di riforme più vicino a quello fatto in Grecia.

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