Concessioni balneari in Italia

L'Italia incassa una cifra irrisoria dalle con concessioni balneari. Un emendamento di Forza Italia al DL Rilancio proroga le concessioni balneari vigenti fino al 2033. Il problema è che tutto questo è in contraddizione con la normativa europea.

Una donna prende il sole in spiaggiaNegli ultimi giorni si è tornato a parlare delle concessioni degli stabilimenti balneari. Cosa sono? Sono dei permessi che i gestori degli stabilimenti ottengono dallo Stato per poter occupare porzioni di spiaggia e sfruttarle dal punto di vista economico e commerciale. Un emendamento al DL Rilancio di Deborah Bergamini(Forza Italia), ha rafforzato la proroga delle concessioni balneari vigenti al 2033 con le condizioni attuali. Un regalo dello Stato. Il problema è che tutto questo è in contraddizione con la normativa europea. La “direttiva Bolkenstein” approvata nel 2006 dalla Commissione europea stabilisce che le concessioni pubbliche vadano affidate ai privati attraverso apposite gare con regole chiare.

La direttiva non è mai stata recepita in Italia nell’ambito balneare e le spiagge sono in mano a chi li detiene da decenni a prezzi irrisori. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha dichiarato: “È normale che il Twinga con 4 milioni di fatturato paghi 17.000 euro l’anno? Il Papeete  con 3 milioni fatturato 10.000 euro?”. Il “Rapporto Spiagge 2019” di Legambiente stima che lo Stato guadagni 103 milioni di euro dalle concessioni, mentre il giro d’affari dei privati è di 15 miliardi di euro. Tradotto in percentuale significa lo 0,69%. La Ragioneria Generale dello Stato ha bocciato senza appello l’emendamento della Bergamini che proroga le concessioni balneari fino al 2033. Carenze nella “Relazione Tecnica” e “Criticità in ordine alla compatibilità europea e possibili oneri per procedure di infrazione”, sono i motivi che hanno determinato il parere negativo. La proroga concessioni balneari fino al 2033 diventerà effettivo quando il DL Rilancio sarà convertito in legge dal Parlamento. Il governo metterà probabilmente la fiducia sulla conversione in legge del decreto, il che significa che diventerà effettivo la proroga delle concessioni balneari fino al 2033. Questo sarà l’ennesimo regalo agli “amici degli amici”.

In Italia il 50% dei litorali è caratterizzato da coste sabbiose(3.346 km), il 34% da tratti rocciosi, il 16% risulta trasformato da porti, aree industriali, banchine e insediamenti turistici. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono 52.619 le concessioni demaniali marittime, di cui 11.104 sono per stabilimenti balneari, 1.231 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo. Legambiente scrive: “Complessivamente si può stimare che oltre il 42% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari. Ma una stima più credibile, che consideri anche le altre forme di concessione e confermata da tutte le analisi effettuate negli ultimi 20 anni, porta a valutare che oltre il 50% delle aree costiere sabbiose è di fatto sottratto alla libera e gratuita fruizione”. Le spiagge pubbliche stanno finendo, divorate sempre più da un privato che avanza e che fa profitto senza condividere i suoi introiti con lo Stato. In Liguria ed Emilia-Romagna quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari, in Campania è il 67,7%, nelle Marche il 61,8%. Il numero delle concessioni cresce praticamente ovunque, e il problema è che nessuno controlla questi processi.

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