In Campania 33% di spiagge libere

Trovare le spiagge libere in Campania può diventare un’impresa. Solo il 33% di costa non è stato dato in concessione e in alcuni casi le spiagge sono poste vicino a foci dei fiumi, dove la balneazione è vietata.

La protesta di Legambiente CampaniaTrovare le spiagge libere in Campania può diventare un’impresa. Secondo il rapporto "Spiagge 2020" di Legambiente, le concessioni relative agli stabilimenti ed ai campeggi superano il 67% di occupazione delle spiagge. Solo il restante 33% è a disposizione delle persone che vogliono prendere il sole liberamente e gratuitamente. In dettaglio sono 3.967 le concessioni demaniali marittime, di cui 916 sono per stabilimenti balneari, 137 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti sono distribuite su vari utilizzi.

Le spiagge libere in Campania stanno diventando una rarità e in alcuni casi sono poste vicino a foci dei fiumi, dove la balneazione è vietata. Legambiente segnala, inoltre, che il 15,5% della costa sabbiosa è interdetto alla balneazione per inquinamento. In Italia si può stimare che oltre il 42% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari. Lo Stato guadagna 103 milioni di euro dalle concessioni, mentre il giro d’affari dei privati è di 15 miliardi di euro. Una miseria in pratica. La Campania è al terzo posto per la minor percentuale di spiagge libere, dietro solo a Emilia Romagna(30%) e Liguria(30%). Il numero delle concessioni cresce praticamente ovunque, e il problema è che nessuno controlla questi processi. In Italia non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione, tale scelta viene lasciata alle singole Regioni che il più delle volte optano per percentuali molto basse per le spiagge libere. La Campania ha imposto un limite minimo del 20% della linea di costa dedicato a spiagge libere. Questo significa che in futuro le cose potrebbero addirittura peggiorare.

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