Istat: Rischio povertà al 25,6%

Nel 2019 la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale si riduce rispetto al 2018. La disuguaglianza resta stabile.

FamigliaLa percentuale di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale nel 2019 era al 25,6%, in calo di 1,6 punti rispetto al 2018. E’ quello che emerge dal  rapporto “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” pubblicato oggi(23 dicembre) dall’Istat. Il rischio maggiore per famiglie numerose e nuclei con stranieri. Stabile la quota di individui a rischio povertà, al 20,1%. Il Sud resta l’area con percentuale più alta 42,2%(nel 2018 era 45%).

Nel 2019, il 20,1% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà(circa 12 milioni e 60 mila individui), cioè esse hanno un reddito netto equivalente nell’anno precedente, senza componenti figurative e in natura, inferiore a 10.299 euro(858 euro al mese). Il 7,4% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione individuati dall’indicatore Europa 2020. Il 10% vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia con componenti tra i 18 e i 59 anni che, nel 2018, hanno lavorato meno di un quinto del tempo. I componenti delle famiglie con almeno un cittadino straniero presentano un rischio di povertà o esclusione sociale sensibilmente più elevato(38,1%, in marcato calo dal 42,7% del 2018) rispetto a chi vive in famiglie di soli italiani(24,0%, da 25,5%). Il divario è ancora accentuato sia per il rischio di povertà(31,3% contro 18,7% per le famiglie di soli italiani) che per la grave deprivazione materiale(13,4% contro 6,6%), mentre la bassa intensità lavorativa risulta decisamente minore tra chi vive in famiglie con almeno uno straniero(6,1% a fronte del 10,6% nelle famiglie di soli italiani).

Reddito netto medio delle famiglie

Nel 2018, si stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 31.641 euro, ossia 2.637 euro al mese. La crescita rispetto all’anno precedente decelera in termini nominali(+0,8% da +2,6%) ed è lievemente negativa in termini reali(-0,4% da +1,2%). Rispetto all’anno precedente, nel 2018 i redditi familiari medi in termini reali(esclusi gli affitti figurativi) sono cresciuti solo nel Mezzogiorno(+0,8%), sono diminuiti nel Centro(-1%) e nel Nord-est(-1,8%), rimanendo invece invariati al Nord-ovest(+0,1%). I maggiori incrementi si osservano per le coppie senza figli(+0,7%) e per le coppie con figli(+0,5%). In riduzione invece i redditi familiari reali per le persone sole(-2,5%). La contrazione complessiva dei redditi rispetto al 2007, anno che precede il manifestarsi dei primi sintomi della crisi economica, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari in media al 9,1% per il reddito familiare e al 6,3% per il reddito equivalente. La disuguaglianza resta stabile: il reddito totale delle famiglie più abbienti continua a essere sei volte quello delle famiglie più povere. Nel Mezzogiorno la disuguaglianza reddituale è più accentuata, con il 20% più ricco della popolazione che ha un reddito, inclusivo degli affitti figurativi, pari a 5,8 volte quello della fascia più povera.

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