Ditte tirano in ballo Reddito di cittadinanza per ritardi lavori

Sono in ritardo i lavori per il grande progetto centro storico di Napoli Unesco. Le ditte tirano in ballo il Reddito di cittadinanza.

LavoriIl grande progetto centro storico Unesco è stato istituito per contribuire a riqualificare il nucleo antico della città storica di Napoli. Il 29 maggio 2012 fu firmato il Protocollo di Intesa tra Regione Campania, Comune di Napoli, Arcidiocesi di Napoli, Direzione Regionale Ministero per i Beni e le Attività Culturali e provveditorato Interregionale per le opere pubbliche per la Campania e Molise.

A quasi nove anni di distanza i lavori sono in ritardo sulla tabella di marcia e le ditte tirano in ballo il Reddito di cittadinanza. Per il gran progetto centro storico Unesco sono stati stanziati 100 milioni di euro che rientrano nel Programma Operativo Regionale POR FESR Campania 2007-2013 e 2014-2020. Gli interventi consistono in progetti di recupero e rifunzionalizzazione del patrimonio monumentale per scopi culturali, sociali e del terzo settore e in progetti di riqualificazione degli spazi urbani e per la sicurezza urbana, finalizzati a dare una risposta alle esigenze territoriali ed urbanistiche primarie dell’area. La spesa rendicontata dal Comune di Napoli al 18 aprile 2019 è di circa 15 milioni, pari al 15% del totale delle risorse disponibili. Ricordiamo che parliamo di un progetto approvato nel 2012. I fondi europei scadono nel 2023 e si devono restituire nel caso i lavori non siano stati completati per quella data.

Il dirigente del Comune di Napoli Luca D’Angelo, responsabile del grande progetto centro storico Unesco, rivela in consiglio comunale che le ditte sono ritardo nei lavori a causa del Reddito di cittadinanza. Avete letto bene. Secondo le ditte, le persone preferiscono stare stesi sul divano a godersi il Reddito di cittadinanza anziché andare a lavorare. Il risultato è che non trovano personale per portare a termine i lavori. Questa sciocchezza cosmica è stata pubblicata sulla versione online di “La Repubblica – Napoli”. Come per i piagnistei degli imprenditori, anche in questa occasione non viene menzionato il tipo di contratto e lo stipendio offerto dalle ditte. E qui torniamo sempre alla solita questione. Invece di vergognarsi dei stipendi bassi percepiti dai lavoratori, i media e alcuni politici affermano che il problema sono i soldi del Reddito di cittadinanza. Il mondo all’incontrario. Le ditte possono richiedere il personale ai Centri per l’impiego e ottenere pure l’esonero contributivo. Perché non lo fanno?

Commenti

  1. Ma come questi ti offrono di lavorare 10-12 ore al giorno compreso il sabato a 6oo euro al mese e questi rifiutano la lauta paga al nero dei generosi "prenditori" , forse è meglio che torniamo a Kunta Kinte ,altro che il R.D.C. la frusta ci vorrebbe

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    1. Lo schiavismo del ventunesimo secolo con la complicità di alcuni media.

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  2. Quando le ditte firmano i contratti di appalto sanno che l'appaltante (L'Ente) non ha alcuna responsabilità su quali e quanti lavoratori occorrano nè da dove essi vengano. Questa scusa è solo pretestuosa e l'Ente appaltante ha tutti i mezzi per costringere l'appaltatore a mantenere gli impegni ed i tempi senza se e senza ma. Queste cose avvengono solo quando l'Ente appaltante è d'accordo in "sottobanco".

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    1. Un altro problema sono i subappalti. Sono le piccole ditte che fanno lavorare in nero le persone con paghe misere.

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  3. Cominciassero ad alzare un pochino gli stipendi, vedrete che chi ha il reddito verrebbe subito a lavorare, ovvio che se la paga è meno o di poco superiore nemmeno un fesso accetterebbe😅

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    1. Sono d'accordo. Il problema non è il Reddito di cittadinanza, ma le paghe misere.

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