Salari Italia sotto media Eurozona

I salari in Italia sono sotto la media dell’Eurozona e il divario con altri grandi Paesi in aumento. Emerge dal rapporto della Fondazione Di Vittorio.

Una donna al lavoroI salari in Italia sono sotto la media dell’Eurozona e il divario con altri grandi Paesi in aumento. Emerge dal rapporto della Fondazione Di Vittorio(Cgil). Il salario lordo medio è sotto al livello pre-pandemia, pur recuperando dai 27,9 mila euro del 2020 ai 29,4 mila euro del 2021(-0,6% nonostante il balzo del PIL). Nel 2021, nell’Eurozona il salario medio si è attestato a 37,4 mila euro lordi annui.

In Francia il salario lordo medio supera i 40,1 mila euro mentre in Germania arriva ad oltre 44,5 mila euro. La differenza con il salario francese è aumentata da -9,8 mila euro a -10,7 mila euro e con quello tedesco è cresciuta da -13,9 mila euro a -15 mila euro. Confrontando il 2021 con il 2019 si può osservare come la Spagna e l’Italia non abbiano ancora recuperato il livello salariale medio precedente l’emergenza pandemica mentre in Francia, in Germania e nella media dell’Eurozona l’aumento sia stato del +2% e più.

  2019 2020 2021
Germania 43.485 43.092 44.468
Francia 39.385 38.096 40.170
Italia 29.623 27.868 29.440
Spagna 27.587 26.547 27.404
Media Eurozona 36.521 35.987 37.382

La stagnazione dei salari reali che affligge l’Italia da decenni può essere letta anche attraverso la differente composizione della forza lavoro occupata che, a differenza delle altre principali economie europee, si caratterizza per una maggiore partecipazione dei segmenti meno qualificati e per una ridotta presenza delle professioni più qualificate. Nel 2021, la quota di dipendenti a termine sul totale dipendenti ha raggiunto il 16,6%(inferiore solo a quella spagnola) e la percentuale di occupati a part-time involontario sul totale degli occupati a tempo parziale si è attestata al 62,8%, un livello superiore rispetto agli altri Paesi europei e alla media dell’Eurozona.

Dal rapporto della Fondazione Di Vittorio emerge per l’Italia un preoccupante quadro salariale che nel 2021 registra un peggioramento delle divergenze rispetto alla Germania, Francia ed Eurozona. Sul livello del salario lordo annuale medio italiano incide sia la forte discontinuità lavorativa che la maggiore presenza delle qualifiche più basse. Queste ultime due caratteristiche del mercato del lavoro italiano sono il risultato di un sistema produttivo con bassa propensione all’innovazione e orientato a guadagnare competitività attraverso la riduzione dei costi di produzione, soprattutto tramite la compressione salariale, in particolare nelle micro e piccole imprese collocate in settori a basso valore aggiunto.

I salari bassi in Italia sono causati dalle imprese che vogliono sfruttare il lavoratore per far crescere il profitto. Nel nostro Paese il vero problema è l’occupazione a termine e il part-time involontario, due condizioni che i lavoratori subiscono e non scelgono. Per ridurre la diffusa e crescente precarietà(ad aprile del 2022 quota record di quasi 3,2 milioni di occupati a termine), è fondamentale un intervento che diminuisca il numero di contratti non standard e ne limiti l’utilizzo, ridando centralità al contratto a tempo indeterminato e all’occupazione stabile. Bisogna battersi per far diminuire la precarietà e far crescere i salari. Alcuni politici e media, invece, preferiscono distrarre la gente con attacchi continui al Reddito di cittadinanza.

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