Il trampolino olimpico di Pragelato

Il trampolino olimpico di Pragelato è diventato un ecomostro. Costruito per le Olimpiadi di Torino 2006, oggi versa in uno stato di abbandono.

Il trampolino olimpico di PragelatoL’Italia è il Paese dello sperpero di soldi pubblici. Uno dei simboli delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 è oggi una struttura fantasma, in rovina e dimenticata. Un ecomostro in piena regola. Si tratta del trampolino olimpico di Pragelato, dove si svolsero le gare di salto con gli sci e di combinata nordica.

L’impianto di Pragelato fu usato in Coppa del Mondo fino al 2008 e successivamente per qualche gara minore e poi fu abbandonato. Costruito in cemento armato con un costo di 34,3 milioni di euro, il trampolino olimpico di Pragelato doveva essere il fiore all’occhiello, un polo di attrazione per gli atleti e i turisti di tutto il mondo. Invece, dopo 17 anni dalla fine delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, il trampolino è chiuso e abbandonato, così come il Jumping Hotel, un albergo da 120 posti letto costruito alla sua base. Entrambi versano in uno stato di abbandono e degrado. Nel corso degli anni vi sono stati vari tentativi di riapertura e rilancio, tutti falliti. Il trampolino era una struttura imponente e suggestiva, che offriva una vista mozzafiato sulla valle. Era anche un luogo di storia e di emozioni, dove si sono sfidati i migliori saltatori del mondo dell’epoca. Nel video allegato potete vedere la visita fatta dai ragazzi del canale Urbex Squad.

Il trampolino olimpico di Pragelato non è l’unica opera delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 ridotta allo sfascio. Anche la pista di bob, slittino e skeleton di Cesana Pariol, che costò 77,5 milioni di euro, ha chiuso i battenti nel 2014 per i troppi costi di gestione. Lo stesso destino è toccato alla pista di sci di fondo e al poligono di biathlon di San Sicario, che insieme richiesero una spesa di 45 milioni di euro. Senza contare lo stadio del ghiaccio di Torre Pellice e il villaggio olimpico di Torino, occupato da migranti africani. Queste opere abbandonate sono la testimonianza dell’incapacità di gestire e valorizzare l’eredità olimpica, che avrebbe dovuto essere una risorsa per lo sviluppo del territorio e dello sport. Invece, sono diventate dei monumenti al degrado e allo spreco di denaro pubblico. Un esempio che dovrebbe far riflettere sul senso e sulla sostenibilità delle grandi manifestazioni sportive.

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