Potere d’acquisto salari -4,5% in 10 anni
In Italia un lavoro non ti protegge dal rischio povertà. Il potere d’acquisto dei salari lordi dei lavoratori dipendenti in Italia è diminuito del 4,5% negli ultimi 10 anni, tra il 2013 e il 2023. Questo dato emerge dall’ultima Relazione annuale dell’Istat, presentata il 15 maggio 2024. Si tratta di una perdita significativa, che significa che i lavoratori possono comprare con le loro buste paga meno beni e servizi rispetto a 10 anni fa.
L’occupazione è aumentata negli ultimi anni ma il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori dipendenti è diminuito negli ultimi 10 anni del 4,5%, mentre nelle altre maggiori economie UE è cresciuto tra l’1,1% della Francia e il 5,7% della Germania. La contrazione è dovuta principalmente all’aumento dell’inflazione, che negli ultimi anni ha eroso il valore delle retribuzioni. Questo fenomeno ha avuto un impatto negativo sul benessere delle famiglie italiane, che hanno visto diminuire la loro capacità di spesa. La situazione è particolarmente critica per i lavoratori a basso reddito, che hanno subito una perdita di potere d’acquisto più marcata. In Italia il potere d’acquisto dei salari segna –4,5% in 10 anni, ma ai politici italiani interessano solo i dati sull’occupazione.
Nel 2022, gli occupati a rischio povertà sono l’11,5% in Italia, l’8,5% nell’Unione Europea. Il rischio di povertà raddoppia se si lavora part-time, se si ha un contratto a tempo determinato o un lavoro autonomo. Nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta è all’8,5% tra le famiglie, al 9,8% tra individui, pari a 5,752 milioni di poveri (livello maggiore ultimi 10 anni). Tra il 2013 e il 2023, le retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia sono aumentate complessivamente di circa il 16%. Tale aumento rappresenta poco più della metà di quello registrato nella media UE27 (+30,8%); in particolare, Spagna e Francia mostrano una dinamica migliore (entrambe +22,7%), e l’aumento osservato in Germania è ancora più elevato (+35%).
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