Morire per 2 euro all’ora
I media e i politici dicono che i migranti servono per occupare quei lavori rifiutati dagli italiani. E’ vera questa storia? No. Chi è disperato accetta qualsiasi posto di lavoro, anche quelli usuranti e mal pagati. Prendiamo il caso dei braccianti: lavorano 12-13 ore al giorno nei campi per 2 euro all’ora. Questo non è lavoro ma schiavitù.
Una bracciante di 49 anni è morta il 13 luglio 2015 nei campi intorno ad Andria mentre lavorava all’acinellatura dell’uva. Si chiamava Paola Clemente. La Procura di Trani ha aperto un’indagine. Si ipotizzano i reati di omicidio colposo ed omissione di soccorso. Il pm ha disposto la riesumazione del corpo e ha fissato per il 21 agosto 2015 l’autopsia. Un altro bracciante, che lavorava nella stessa zona, è in coma da dieci giorni dopo aver avvertito un malore. “Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali”. Questo è quello che ha detto il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina.
Peccato che lo Stato è uno dei principali responsabili della morte della signora Clemente. Il motivo? Non effettua controlli e non fornisce nessun sostegno al reddito. In Europa solo Grecia e Italia non hanno alcun sistema di sostegno al reddito minimo garantito. La cosa è grave, se consideriamo che Bruxelles è dal 1992 che raccomanda gli stati membri di offrire un sistema di protezione sociale adeguata ai cittadini. La signora Clemente sarebbe ancora viva se ci fosse stato il reddito minimo garantito. Il motivo? Grazie all’aiuto mensile dello Stato non avrebbe accettato quel lavoro mal pagato e usurante. Nei campi devono lavorare i giovani migranti. Il Papa ha detto: “Quando il lavoro è ostaggio della logica del solo profitto c’è un avvilimento dell’anima che contamina tutto”.
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