Senza migranti buco da 38 miliardi per Inps?
“Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”. E’ quello che ha dichiarato Tito Boeri durante la presentazione del XVI rapporto annuale. Il presidente dell’Inps propone anche l’introduzione del salario minimo. Ma andiamo con ordine.
L’Inps ha eseguito una simulazione da oggi al 2040: se i flussi di immigrati si azzerassero, nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali con un saldo netto negativo di 38 miliardi di euro per le casse dell’Inps. L’arrivo di giovani migranti servirebbe anche per compensare il calo delle nascite in Italia, la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico. Perché gli italiani non fanno figli? Questa è la domanda che dovrebbero farsi ogni giorno gli “illustri” giornalisti e gli intellettuali. Invece cosa accade? I media(e non solo) prendono la palla al balzo per giustificare l’invasione di migranti provenienti dall’Africa per fermare il calo demografico. Peccato che i dati Istat ci dicono che le nascite sono in calo anche tra coppie straniere residenti in Italia. Quindi il problema è economico. L’Inps scrive: “Il declino delle nascite in Italia si spiega con gli alti costi della genitorialità”.
I migranti versano i contributi per avere diritto alla pensione?
Nella simulazione viene considerata una retribuzione annua di ingresso di 2.700 euro, molto inferiore a quella dei lavoratori italiani(gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere), poi crescente fino a un massimo di 9.500 euro al termine della carriera. L’Inps scrive: “Certo molti degli immigrati che cominciano a lavorare oggi nel nostro paese matureranno il diritto alla pensione più in là nel tempo, in numero consistente dal 2060 in poi, quindi oltre l’orizzonte preso in considerazione dalle nostre simulazioni”. Come risolvere il dilemma? L’Inps spera che i migranti lascino l’Italia senza richiedere i contributi versati o muoiono prima di andare in pensione. Un bel terno a lotto, in pratica. Senza contare che l’Inps non scrive che ai migranti bastano 5 anni di contributi per avere diritto alla pensione. Il vero bug della simulazione Inps è che non tiene conto dei soldi “buttati” ogni anno per l’accoglienza. Nel 2016 abbiamo speso 3,6 miliardi di euro, mentre per il 2017 è previsto un costo di 4,6 miliardi di euro.
Il salario minimo toglie diritti ai lavoratori
Passiamo alla questione salario minimo. L’Inps scrive: “Introducendo un salario minimo in Italia avremmo il duplice vantaggio di favorire il decentramento della contrattazione e di offrire uno zoccolo retributivo minimo per quel crescente numero di lavoratori che sfugge alle maglie della contrattazione”. Le premesse per introdurre un salario minimo in Italia ci sono già. Di fatto il nuovo contratto di prestazione occasionale, in vigore fra qualche giorno, viene a fissare per legge una retribuzione minima oraria(12 euro per il datore di lavoro, 9 al netto dei contributi sociali in tasca al lavoratore) e anche un quantitativo minimo di ore di lavoro da prestare, consentendo peraltro il controllo sulla durata effettiva della prestazione. Tutto bene? Mica tanto. Il salario minimo potrebbe anche avere un effetto negativo sui sindacati, indebolendo il loro ruolo e la loro funzione, dal momento che perderebbero la loro importanza almeno nel definire i minimi retributivi. C’è il grande rischio che delle regolamentazioni vantaggiose previste nei contratti collettivi di lavoro(vacanze supplementari, condizioni speciali per i pensionamenti anticipati o la formazione continua) siano sacrificate sull’altare del salario minimo.
Allegato: XVI rapporto annuale
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