Censis: In Italia cresce rancore e povertà

La ripresa c’è e l’industria va, ma il blocco della mobilità sociale crea nuovo disagio. L'84% degli italiani non ha fiducia nei partiti. E’ quanto emerge dal 51° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2017.

Matteo Renzi mentre fa un selfieC’è la ripresa, ma in Italia cresce il rancore. E’ quanto emerge dal 51° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2017 presentato oggi(1 dicembre) dal Censis. Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica, il blocco della mobilità sociale crea rancore e la paura del declassamento è il nuovo fantasma sociale. L’87% degli appartenenti al ceto popolare ritiene difficile salire la scala sociale, l’84% degli italiani non ha fiducia nei partiti, il 64% è convinto che il cittadino non conti nulla, il 60% degli italiani si dichiara insoddisfatto di come funziona la democrazia nel nostro Paese.

Oggi i Millennials tra i 18 e i 34 anni sono 11 milioni rispetto a 50 miloni di elettori, e quindi l’offerta politica non li guarda con sufficiente attenzione, si parla molto di più di pensioni che di disoccupazione giovanile. In questo quadro l’immigrazione evoca sentimenti negativi nel 59% degli italiani, con valori più alti nei ceti più bassi. L’Italia attrae soprattutto giovani migranti scarsamente scolarizzati. Il 90% degli stranieri non comunitari che nel nostro Paese lavorano alle dipendenze fa l’operaio, l’8,9% l’impiegato. Manca una visione strategica che, al di là dell’emergenza e della prima accoglienza, valuti nel medio-lungo periodo il tema della povertà dei livelli di formazione e di competenze del capitale umano che attraiamo. La povertà assoluta nel 2016 colpisce oltre 1,6 milioni di famiglie, quasi il doppio rispetto al periodo pre-crisi. La dimostrazione evidente che la politica dei bonus per le famiglie è fallimentare e non risolve il problema.

Gli individui in povertà assoluta sono 4,7 milioni, con un incremento del 165% rispetto al 2007. Tali dinamiche incrementali hanno coinvolto tutte le aree geografiche, con un’intensità maggiore al Centro(+126%) e al Sud(+100%). Nel 2016 il 25,7% delle famiglie straniere è in condizioni di povertà assoluta contro il 4,4% delle famiglie italiane, mentre nel 2013 erano rispettivamente il 23,8% e il 5,1%. Gli over 64 anni superano ormai i 13,5 milioni(il 22,3% della popolazione). Le previsioni demografiche annunciano oltre 3 milioni di anziani in più già nel 2032, quando la popolazione anziana raggiungerà una incidenza sul totale pari al 28,2%. L’Italia è il Paese con l’età di accesso alla pensione più alta d’Europa, preceduto solo dalla Grecia. Per gli uomini 66 anni e 7 mesi nel settore pubblico, nel privato e per il lavoro autonomo. Per le donne 66 anni e 7 mesi nel settore pubblico, 65 anni e 7 mesi nel privato e 66 anni e 1 mese per le lavoratrici autonome. In media negli altri Paesi europei si va in pensione a 64 anni e 4 mesi per gli uomini e a 63 anni e 4 mesi per le donne.

Sulla dinamica in decrescita della popolazione incide anche la spinta verso l’esterno, confermata dall’andamento dei trasferimenti all’estero dei cittadini italiani, pari per il 2016 a 114.512: un numero triplicato rispetto al 2010, quando gli italiani cancellati per l’estero erano stati solo 39.545. Tra il 2013 e il 2016 la spesa per i consumi delle famiglie è cresciuta complessivamente di 42,4 miliardi di euro(+4% in termini reali nei tre anni), segnando la risalita dopo il grande tonfo. Gli investimenti pubblici sono crollati del 32,5% in termini reali nel 2016 rispetto all’ultimo anno prima della crisi. Dal 2008 la perdita di risorse pubbliche destinate a incrementare il capitale fisso cumulata anno dopo anno è di 74 miliardi di euro. E’ l’industria uno dei baricentri della ripresa. L’export italiano corre e aumentano le aziende esportatrici: 215.708 nel 2016, circa 10.000 in più rispetto al 2007. La stima del danno complessivamente arrecato al Paese dai fenomeni sismici, franosi e alluvionali degli ultimi settant’anni calcola un costo umano di oltre 10.000 vittime, danni economici per circa 290 miliardi di euro, con una media annuale di circa 4 miliardi.

Commenti