Stati Uniti abolisce net neutrality
Dagli Stati Uniti arrivano brutte notizie per la neutralità del web. La Commissione Federale delle Comunicazioni(FCC) ha abolito con stretta maggioranza(3 sì e 2 no), la net neutrality, uno dei lasciti di Obama. E’ il principio per il quale ogni sito ha pari dignità e nessun provider può decidere se rendere più lento o più rapido l’accesso a una pagina, né creare “corsie preferenziali” sulle autostrade della rete, né proporre pacchetti più rapidi a pagamento.
Il presidente FCC, Ajit Pai, ha dichiarato: “Si è messa fine a regole pesanti che scoraggiano investimenti e innovazione”. Peccato che l’abolizione della net neutrality porterà gravi conseguenze ai consumatori americani. I provider potranno chiedere ai clienti un abbonamento a parte per poter usufruire dei servizi video(Youtube, Netflix etc.) o dello streaming musicale(Spotify, Deezer etc.). Il web a due velocità potrebbe essere il primo passo di una pericolosa limitazione di accesso a notizie, idee, messaggi politici, che potrebbero essere ristretti solo agli utenti che pagano di più. La posta in gioco, dunque, è molto alta. L’abolizione della net neutrality metterà in crisi start-up, aziende minori e siti e blog con poco traffico. I “piccoli” saranno inevitabilmente schiacciati e probabilmente dovrebbero chiudere i battenti. Gli unici a guadagnarci sono i giganti delle TLC, da Verizon ad AT&T a Time Warner Cable, che hanno fatto pressioni per poter fornire un servizio più veloce alle aziende che pagano. Non a caso Netflix pensa a una lunga battaglia per ristabilire la net neutrality. Sono contrari all’abolizione anche Google, Apple, Facebook. Per il momento le nuove regole valgono solo per gli Stati Uniti, ma è evidente che il dibattito si allargherà al resto del mondo. Già in Europa c’è qualche accenno di voler forzare la situazione.
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