Ocse: Tassa patrimoniale per ridurre diseguaglianza in Italia

Una tassa patrimoniale per ridurre la diseguaglianza sociale in Italia. Lo propone l'Ocse. Nel nostro Paese il 5% del “paperoni” detiene il 30% della ricchezza complessiva.

PatrimonialeLa crisi economica dell’ultimo decennio ha fatto crescere la diseguaglianza nel mondo. L’Italia è uno dei Paesi dove la concentrazione di ricchezza verso l’alto è diventata più evidente. Nel 2016 il 5% del “paperoni” deteneva il 30% della ricchezza complessiva. Il 30% più ricco delle famiglie ha circa il 75% del patrimonio netto rilevato nel complesso, con una ricchezza netta media di 510.000 euro. Questo è quello che emerge dall’indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie italiane pubblicata il mese scorso

L’indice di Gini del reddito equivalente, una misura sintetica di disuguaglianza che varia tra 0 e 1, nel 2016 è salito al 33,5%, dal 33% del 2012 e del 2014. L’Ocse nel rapporto “The Role and Design of net wealth taxes” pubblicato oggi(12 aprile) consiglia all’Italia di istituire una tassa patrimoniale per ridurre più velocemente la diseguaglianza sociale. L’Ocse esamina l’utilizzo della patrimoniale attualmente e storicamente nei Paesi membri e ne evidenzia i pro e i contro. I risultati indicano che, in generale, la necessità di adottare una tassa sulla ricchezza netta è minima nei Paesi dove sono applicate su larga scala le tasse sui redditi e sui capitali personali, comprese le imposte sulle plusvalenze, e dove le tasse di successione sono ben disegnate. Al contrario, potrebbe funzionare ed essere utile dove la tassa di successione non esiste e dove le imposte sui redditi sono particolarmente basse. L’Ocse aggiunge: “Oltre alle considerazioni fiscali, potrebbe esserci anche una maggiore giustificazione per una tassa patrimoniale netta in un Paese che mostra alti livelli di disuguaglianza della ricchezza come un modo per ridurre i divari a un ritmo più veloce”. L’Italia è uno dei quattro Paesi dove è aumentata la concentrazione di ricchezza al vertice. Gli altri tre sono Paesi Bassi, Stati Uniti e Gran Bretagna.

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