Chi detiene il debito pubblico dell’Italia?

Il debito pubblico dell'Italia ha toccato la cifra record di 2.302 miliardi di euro. Più alto è il debito e più soldi bisogna sborsare per pagare gli interessi. Chi detiene il debito pubblico dell'Italia? Dai dati disponibili sul database della Banca d'Italia si evince che solo il 6% è in mano a investitori italiani.

Chi detiene il debito pubblico dell’Italia?Nel 2017 il debito pubblico dell’Italia è cresciuto al ritmo di 68.700 euro al minuto e alla fine dell’anno, dopo un picco sopra quota 2.300 miliardi toccato a luglio, si è assestato a 2.256 miliardi di euro. L’incremento è stato di 36,6 miliardi rispetto al 2016 e di 233,5 miliardi rispetto al 2013. Nei primi tre mesi del 2018 il debito pubblico italiano ha continuato a crescere arrivando alla cifra record di 2.302 miliardi di euro. Nel 2017 il rapporto debito/PIL è stato del 131,5%. E’ il terzo più alto al mondo dopo quello del Giappone(239,2%) e della Grecia(181,3%).

Il debito pubblico è un problema per l’Italia e per gli altri stati membri dell’Unione Europea. Il motivo? Ogni Paese UE per finanziarsi deve indebitarsi con i mercati finanziari emettendo titoli negoziabili. La BCE è una banca privata, di proprietà degli azionisti delle banche centrali dell’UE, tutti enti ed organismi non statali, tra costoro ci sono anche alcune banche italiane. Se si vuole causare la rovina di una nazione, occorre per prima cosa distruggerne la moneta. Questo è un’assioma rivoluzionario degli anni ‘20 presente nel libro “Quando la moneta muore”. Non ha più senso oggi in Europa, visto che i Paesi euro non hanno una moneta propria. Come funziona il meccanismo di finanziamento degli Stati UE? La BCE crea dal nulla euro, nel gergo comune trasforma carta straccia in banconote, questi soldi vengono dati in prestito, oggi a tassi vicini allo 0%, alle banche dell’UE. Con questi soldi le banche acquistano i buoni del Tesoro dello Stato con i quali i governi nostrani ripagano ogni anno solo gli interessi sul debito pubblico. I tassi di interesse sui titoli di Stato rappresentano una vera palla al piede per l’economia dell’Italia. Ogni anno il nostro Paese deve sborsare decine di miliardi per pagare gli interessi.

Nel 2016, la spesa è stata di 66 miliardi di euro(4% del PIL) e nel 2017 si è attestata a 60 miliardi di euro(3,8% del PIL). Nel 2018 la spesa per gli interessi dovrebbe risalire a 70 miliardi di euro. Lo spread ci ricorda sgarbatamente che bisogna ridurre il debito pubblico. Il motivo? Più alto è lo spread e più soldi bisogna sborsare per gli interessi sul debito. Chi detiene il debito pubblico dell’Italia? Dai dati disponibili sul database della Banca d’Italia si evince che la fetta maggiore, pari al 32%, è in mano a investitori stranieri. Al secondo posto ci sono le banche(27%) davanti a fondi e assicurazioni(19%). Molto evidente anche l’impatto del programma di Quantitiative easing della BCE operativo da marzo 2015. Nel dettaglio la quota di titoli di Stato in mano alla Banca d’Italia, direttamente o attraverso la Banca Centrale Europea, è al 16%. Nel 2014 era al 5%. Solo il 6% del debito pubblico è in mano agli investitori italiani. L’Italia per ridurre il debito dovrebbe crescere al ritmo del 2% ogni anno, una cosa improbabile con l’attuale situazione economica del Paese. Il debito pubblico da rinnovare nel 2018 ammonta a 236 miliardi di euro, un bel grattacapo per il governo Conte. La probabile fine del Quantitative easing porterà ad una risalita dello spread.

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