Debito pubblico Italia problema dal 1981

Il debito pubblico dell'Italia continua a crescere. Il problema è iniziato nel 1981, quando è avvenuto il cosiddetto “divorzio” tra la nostra Banca Centrale e il Ministero del Tesoro. Gli interessi sul debito sono schizzati alle stelle dopo la separazione.

Debito pubblico ItaliaIl debito pubblico è il problema dell’Italia. Questo è il ritornello che sentiamo spesso nei talk show televisivi. A luglio 2018 il debito pubblico italiano ha fatto segnare il nuovo record storico con 2.341,7 miliardi di euro. Come siamo arrivati a questa cifra iperbolica? Il debito pubblico è la somma dei deficit, ossia delle disparità(disavanzi) che si creano nei singoli anni fra entrate e uscite. La spesa pubblica è cresciuta più del PIL e del gettito fiscale, questo ha contributo a generare il debito pubblico italiano.

Quindi tutto colpa della spesa pubblica? No. L’Italia ha avuto un avanzo primario per 26 volte negli ultimi 27 anni. L’unico disavanzo è stato registrato nel 2009. Cosa significa? Che il nostro Paese ogni anno ha speso per i servizi una cifra inferiore rispetto al gettito fiscale. Il vero problema dell’Italia sono gli interessi sul debito pubblico. Nel 2017 abbiamo avuto un avanzo primario di 25,9 miliardi ma gli interessi sul debito ci hanno provocato un deficit di 39,6 miliardi. Ogni anno l’Italia deve impegnare una parte del PIL per far fronte alla spesa per interessi. In valore assoluto stiamo parlando di 65,6 miliardi di euro versati ai possessori di titoli nel solo 2017. Meno degli 84 miliardi pagati nel 2012, cifra che rappresenta il valore più alto registrato negli ultimi anni. Per dare un’idea, lo Stato italiano per finanziare la scuola spende ogni anno più o meno la stessa cifra utilizzata per pagare gli interessi sul debito pubblico nel 2017. La spesa per gli interessi è diventata un problema nel 1981.

Il divorzio tra la Banca Centrale e il Ministero del Tesoro

Nel luglio del 1981 si verificò un evento importante per l’economia dell’Italia, ossia, il cosiddetto “divorzio” tra la nostra Banca Centrale e il Ministero del Tesoro. Da quel momento Banca Italia non era più costretta ad acquistare in asta primaria tutti i titoli che il Tesoro non riusciva a collocare sul mercato finanziario. Da questo divorzio nasce il problema del debito pubblico italiano e la fine del nostro benessere. Il motivo? Gli interessi sul debito pubblico sono schizzati alle stelle dopo la separazione. Dal 1980 al 2017 il nostro Paese ha dovuto sborsare 2.584 miliardi di euro per pagare gli interessi sul debito pubblico, tutti soldi sottratti ai servizi. Nello stesso periodo l’Italia ha collezionato un avanzo primario di 656,6 miliardi di euro. Capito? Abbiamo ridotto i servizi alla comunità per pagare gli interessi ai finanziatori. In 37 anni il debito è cresciuto di 1.927,4 miliardi di euro. La situazione non è migliorata con la nascita dell’Unione Europea e dell’euro. Dal 2002 ad oggi il debito pubblico italiano è cresciuto di 969,6 miliardi di euro.

L’indebitamento con i mercati finanziari

Il debito pubblico è un problema per l’Italia e per gli altri stati membri dell’Unione Europea. Ogni Paese UE per finanziarsi deve indebitarsi con i mercati finanziari emettendo titoli negoziabili. La BCE è una banca privata, di proprietà degli azionisti delle banche centrali dell’UE, tutti enti ed organismi non statali, tra costoro ci sono anche alcune banche italiane. Se si vuole causare la rovina di una nazione, occorre per prima cosa distruggerne la moneta. Questo è un’assioma rivoluzionario degli anni ‘20 presente nel libro “Quando la moneta muore”. Non ha più senso oggi in Europa, visto che i Paesi euro non hanno una moneta propria. Come funziona il meccanismo di finanziamento degli Stati UE? La BCE crea dal nulla euro, nel gergo comune trasforma carta straccia in banconote, questi soldi vengono dati in prestito, oggi a tassi vicini allo 0%, alle banche dell’UE. Con questi soldi le banche acquistano i buoni del Tesoro dello Stato con i quali i governi nostrani ripagano ogni anno solo gli interessi sul debito pubblico. I tassi di interesse sui titoli di Stato rappresentano una vera palla al piede per l’economia dell’Italia.

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