Istat: 66,3% prestazioni sociali in previdenza

Le prestazioni sociali fornite alle famiglie dalle Amministrazioni pubbliche hanno assorbito il 59,1% della spesa pubblica dell’Italia. Il 66,3% delle prestazioni sociali erogate nel nostro Paese sono destinate alla previdenza sociale.

Prestazioni socialiNel 2019 sono stati spesi dalle Amministrazioni pubbliche quasi 479 miliardi per sollevare le famiglie da rischi, eventi o bisogni inclusi nella protezione sociale. L’importo sale a quasi 508 miliardi se si includono anche le prestazioni erogate da Istituzioni private(Fondi pensione complementari, Istituzioni sociali senza scopo di lucro e datori di lavoro privati. Le prestazioni sociali fornite alle famiglie dalle Amministrazioni pubbliche hanno assorbito il 59,1% della spesa pubblica dell’Italia. Il 66,3% delle prestazioni sociali erogate nel nostro Paese sono destinate alla previdenza sociale. Alla Sanità va il 22,7%; il restante 11% va all’assistenza sociale. Questi i dati Istat in un rapporto su Italia e Europa.

Per finanziare l’intero sistema della protezione sociale pubblica sono stati messi a disposizione risorse provenienti per oltre la metà da imposte e per il 48% da contributi sociali. Dal 1995 a oggi la spesa per prestazioni sociali è più che raddoppiata e nel 2019 è pari a 2,3 volte quella del 1995. La crescita è stata particolarmente accentuata nel periodo 1995-2008(+5% in media annua) per poi subire un brusco rallentamento tra il 2009 e il 2019(+1,9%). Negli anni ’90, la previdenza sociale pesava il 71% delle prestazioni sociali. E’ sempre stata la prima voce di spesa ma ha visto ridurre il suo peso nel tempo(-4 punti percentuali nell’ultimo anno rispetto al 1995). Nel 2019 ha assorbito il 66,3% delle risorse destinate a prestazioni sociali(317,5 miliardi di euro, il 39,2% della spesa corrente). Alla Sanità è andato invece il 22,7%(108,5 miliardi di euro, il 13,4% della spesa corrente) e alle prestazioni di tipo assistenziale solo l’11%(52,7 miliardi di euro, il 6,5% della spesa corrente). Quest’ultima voce era al 7,1% negli anni ‘90. La Sanità è cresciuta dal 25% fino a sfiorare il 27% nel 2006, poi il calo progressivo e nel 2019 il ritorno ai livelli degli anni ‘90. Le prestazioni sanitarie fornite direttamente da strutture pubbliche costano poco meno di 68 miliardi, ma l’assistenza ospedaliera ha perso rilevanza nel tempo a favore di altre tipologie di servizi sanitari.

Ogni abitante ha ricevuto in media nel 2017 poco più di 8 mila euro annui per prestazioni sociali. Con 8.041 euro pro-capite l’Italia si attesta sui livelli medi della UE28; la forbice è molto ampia: dai 20.514 euro del Lussemburgo ai 1.211 della Bulgaria. I paesi europei hanno dedicato in media alla vecchiaia il 40,5% di tutte le prestazioni sociali erogate nel 2017, in Italia molto di più, il 48,8%. Le prestazioni per malattia/salute seguono con il 29,7% in Europa, ma sono solo il 23,1% in Italia. All’interno delle prestazioni previdenziali, sono sempre le pensioni la componente più onerosa, con una spesa che assorbe da un massimo del 90,7% nel 2002 a un minimo dell’86,6% nel 2019(pari a 275,1 miliardi). Il peso relativo assunto nel 2019 è il più basso dal 1995, nonostante la spesa aggiuntiva dovuta alla misura denominata “Quota 100”(circa 2,1 miliardi di pensioni, più altri 600 milioni circa di TFR). La riduzione della quota per pensioni è stata controbilanciata da una crescita nel tempo delle liquidazioni per fine rapporto di lavoro e, soprattutto, delle indennità di disoccupazione, che hanno raggiunto il livello massimo di spesa nel 2019(12,6 miliardi), mentre la spesa per la Cassa integrazione guadagni(CIG) è ritornata a livelli molto bassi, analoghi a quelli precedenti la crisi economica del 2009(849 milioni). Le indennità di disoccupazione e le spese per la CIG sono destinate a crescere nel 2020 per effetto dei decreti emanati per il sostegno al reddito dei lavoratori a seguito della chiusura delle attività economiche per l’emergenza Covid-19.

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