Cinque deputati prendono bonus 600 euro

Cinque deputati durante la pandemia avrebbero avuto il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite IVA in difficoltà. nella vicenda sarebbero coinvolti addirittura 2.000 persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.

ParlamentoCinque deputati durante la pandemia avrebbero avuto il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite IVA in difficoltà. Lo riporta il giornale “La Repubblica”. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha dichiarato: “E’ una vergogna. Chiedano scusa e restituiscano quanto percepito”. L’indignazione è bipartisan. Il caso è scoppiato quando la direzione centrale Antifrode, anticorruzione e trasparenza dell’Inps scopre la stranezza. I cinque deputati non hanno preso il bonus in modo illecito. A norma di legge avevano diritto di accedere all’indennità.

A differenza dei sussidi dati ai poveri, nel caso del bonus 600 euro non è previsto nessun paletto per ricevere i soldi. I poveracci sono costretti a fare reddito ISEE e altre seccature per poter ricevere reddito di cittadinanza e altre forme di sostegno. Nel caso del bonus 600 euro bastava il numero della partita IVA, il codice fiscale, la scelta della propria posizione professionale e fiscale. Nessuna mail di conferma, i soldi arrivavano direttamente nel conto corrente. I bonus sono stati introdotti dai decreti Cura Italia e Rilancio per dare una mano a lavoratori autonomi e partite IVA a marzo e aprile, indipendentemente da quanto guadagnano. Inizialmente di 600 euro al mese, poi saliti a 1000 euro. Il risultato è che hanno ricevuto il contributo anche persone benestanti con un conto corrente in banca con saldo a cinque o sei cifre.

Tra questi ci sono anche deputati e altri politici. I nomi ancora non si conoscono, ma appartengono a tre diversi partiti i furbetti del bonus. Dalle prime indagini sarebbe emerso che i cinque di Montecitorio sarebbero tre deputati della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Nella vicenda sarebbero coinvolti anche 2.000 persone  tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci. Queste persone dovrebbero rassegnare le dimissioni. Il caso ci dimostra per l’ennesima volta che i furbetti non sono i parcheggiatori abusivi che prendono il reddito di cittadinanza, ma i benestanti che “rubano” il sussidio a chi ne ha bisogno. La colpa è del Governo che non ha messo i paletti. Dare 600 euro a chi prende 20 mila euro al mese è un insulto alla povertà. Questa vicenda ci fa capire quanto sia importante votare SI al referendum del 20 settembre sul taglio dei parlamentari.

Commenti