Giornata internazionale contro l’omofobia

La Giornata internazionale contro l’omofobia per sensibilizzare sulle violenze e le discriminazioni subìte da persone della comunità LGBTI.

Viva l'amoreLa Giornata internazionale contro l’omofobia, che si celebra oggi(17 maggio), fu pensata da Louis-Georges Tin, curatore di un dizionario sul tema, per sensibilizzare sulle violenze e le discriminazioni subìte da persone della comunità LGBTI in tutto il mondo. Il 17 maggio 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) sancì che l’omosessualità non è una malattia.

La data fu riconosciuta dall’Unione Europea nel 2007. Tuttavia l’omosessualità resta reato in 69 Paesi e in 72 è punita con ergastolo o anche condanna a morte. Oggi per la prima volta sulla facciata della Farnesina è esposto uno striscione con colori della bandiera arcobaleno. Nella Giornata internazionale contro l’omofobia, il focus è sull’omotransfobia. Secondo Oscad, l’Osservatorio nato 12 anni fa presso la PS, aumenta la sensibilità sul tema ma sono ancora forti le discriminazioni, che spesso partono già in famiglia. In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, l’Istat propone alcuni risultati delle indagini finora condotte nell’ambito del progetto, tuttora in corso, svolto in collaborazione con UNAR(Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), sul tema delle “Discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ e le diversity policies attuate presso le imprese”.

Secondo i dati, le persone che si dichiarano omosessuali o bisessuali affermano che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della vita lavorativa in almeno uno dei tre ambiti considerati(retribuzione, avanzamenti di carriera, riconoscimento delle capacità professionali). Il 12,6% non si è presentato a un colloquio di lavoro o non ha fatto domanda poiché pensava che l’ambiente lavorativo sarebbe stato ostile al suo orientamento sessuale. Il 46,9% delle persone in unione civile o già in unione, omosessuali o bisessuali, ha subito almeno un evento discriminatorio a scuola/università, non necessariamente in relazione al proprio orientamento sessuale.  Il fenomeno è più diffuso tra i giovani(il 61,6% dei 18-34enni), a conferma della delicata fase di formazione che precede l’inserimento nel mondo del lavoro e i possibili effetti che questa può avere sui successivi percorsi di studio e lavoro.

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