Acquedotti perdono acqua per strada

In Italia gli acquedotti perdono acqua per strada. Un problema noto da anni. Pochi i soldi messi a disposizione per la manutenzione della rete idrica.

Le tre fontane nel Real Bosco di CapodimonteL’Italia è in piena emergenza idrica a causa della mancanza pioggia in inverno e della cattiva gestione di un bene primario come l’acqua. C’è il rischio dei razionamenti d’acqua in gran parte del Paese. Una cosa già avvenuta nel 2003 e nel 2017. Non è solo la siccità il problema: in Italia gli acquedotti perdono acqua per strada. Un problema noto da anni, ma che interessa poco ai nostri politici.

Ogni italiano consuma 245 litri di acqua al giorno, fino a 30 litri solo per lavarsi i denti, 50 litri per la doccia e oltre 100 litri per lavare la macchina. L’acqua potabile persa per strada è al 41,2%, lontano dalla media UE del 23%. In Francia l’acqua sprecata si ferma al 20%, mentre in Germania è al 7%. In Italia si perdono nei tubi degli acquedotti 36 litri di acqua ogni 100 immessi. Al Nord lo spreco d’acqua è al 26%, quasi la metà rispetto al Centro e il Sud. Gli impianti sono vetusti: il 60% della rete idrica ha 30 anni di vita. Il 25% è stata posata 50 anni fa. Dovrebbe essere una priorità l’ammodernamento degli acquedotti, ma non è così.

In Italia si investe molto meno che in Europa sulla rete idrica, anche tenendo conto delle risorse annunciate con il PNRR. La media annuale degli investimenti su acqua potabile e reflue è di 2,3 miliardi di euro nel nostro Paese. In Gran Bretagna si spendono 9 miliardi, in Germania 7,5 e Francia 6. In Italia i soldi messi a disposizione dal governo Draghi contro le perdite d’acqua sono 2,7 miliardi di euro, di cui 900 milioni arrivano dal PNRR. E pure quando i fondi vengono stanziati, ci sono Regioni non riescono a spenderli. L’Italia per raggiungere la media UE sulle perdite d’acqua avrebbe bisogno di circa 3 miliardi in più ogni anno per almeno cinque anni consecutivi.

Dissalatori per rendere potabile l’acqua del mare

In Italia gli acquedotti perdono acqua per strada e non ci sono abbastanza desalinizzatori per rendere potabile l’acqua del mare. Nel nostro Paese produciamo il 4% di acqua dissalata, contro il 56% ad esempio della Spagna. Un investimento potrebbe essere quello di creare impianti di desalinizzazione nelle zone dove c’è carenza di acqua. Per realizzare 16-20 dissalatori ci vorrebbero 2-3 miliardi di euro e si arriverebbero ad impiegare fino a 10 mila persone. Un metro cubo di acqua dissalata costa tra i 2 e i 3 euro, per l’acqua trasportata su nave invece si pagano fino a 14 euro. Un’altra arma strutturale per dissetare campagne, aziende e città è la costruzione di invasi e di sistemi di accumulo dell’acqua.

Commenti