Cambi di gruppo nella XVIII legislatura

Sono 332 i parlamentari che hanno cambiato gruppo nella XVIII legislatura. 75 hanno più gruppi. L'articolo 67 della Costituzione va modificato.

La deputata Michela RostanContinuano i cambi di gruppo nella XVIII legislatura, che fanno emergere per l’ennesima volta il problema del “pagnottismo” legalizzato in Parlamento. Tutta colpa dell’articolo 67 della Costituzione Italiana. Per chi non lo sapesse, questo articolo afferma che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

In poche parole, una volta eletto il parlamentare può fare ciò che vuole, anche passare da uno schieramento all’altro. A pochi mesi dalla fine della XVIII legislatura, i cambi di gruppo sono arrivati a 332, di cui 55 avvenuti nei primi 5 mesi del 2022. Alla Camera i deputati coinvolti sono stati 146 per un totale di 198 cambi di gruppo. Al Senato invece i riposizionamenti totali sono stati 134 e hanno visto protagonisti 73 senatori. Ci sono 219 parlamentari che hanno cambiato gruppo almeno una volta nella XVIII legislatura. Si tratta di numeri molto consistenti ma comunque ancora lontani dai valori relativi alla XVII legislatura 2013-2018. In questo periodo infatti i cambi di gruppo sono stati 569 e hanno coinvolto 348 parlamentari.

C’è ancora tempo e con la crisi di governo delle ultime ore, i cambi di gruppo sono destinati a crescere nei prossimi giorni. Il Gruppo Misto conta 41 membri al Senato e 84 deputati alla Camera. All’interno di questa compagine del “pagnottismo” è possibile creare delle componenti autonome. Queste, se riconosciute dalla presidenza, ricevono anche un contributo economico per le loro attività. Per deputati e senatori è possibile anche passare da una componente a un’altra. Attualmente nel Gruppo Misto ci sono 6 componenti riconosciute al Senato e 10 alla Camera. Nella XVIII legislatura si sono indeboliti tre gruppi in maniera rilevante. Si tratta del Movimento 5 Stelle, che ha perso 100 esponenti, di Forza Italia(-36) e del Partito democratico(-29).

75 parlamentari hanno cambiato più di un gruppo nel corso della XVIII legislatura

Al primo posto nella classifica dei cambi di gruppo troviamo il senatore Giovanni Marilotti, autore di ben 5 passaggi nella XVIII legislatura. Eletto con il M5S, è restato con il Movimento fino al 10 novembre 2020. Ha aderito al gruppo Misto per un giorno, per poi passare al gruppo Per le autonomie. Ci è restato per due mesi, poi ha deciso di aderire al Gruppo Europeisti. Dopo due mesi è ritornato al gruppo Misto, prima di trovare casa nel PD. Marilotti è un professore di cambi di casacca. Al secondo posto c’è la deputata Michela Rostan con 4 cambi di gruppo. La storia di questa donna è fantastica. Eletta con Liberi e Uguali(in quota Articolo Uno), va subito al gruppo Misto prima di ritornare all’ovile dopo circa un mese. Nel 2020 viene folgorata sulla via di Rignano da Italia Viva, il partitino di Matteo Renzi. Ci resta un anno prima di ritornare al gruppo Misto. Il 3 giugno 2022 la Rostan ha l’ultima folgorazione: passa a Forza Italia. E pensare che è stata eletta con Liberi e Uguali.

Con 4 cambi di gruppo ci sono altri 11 parlamentari: Maria Teresa Baldini, Saverio De Bonis, Silvana Rosa Abata, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Bianca Laura Granato, Elio Lannutti, Barbara Lezzi, Cataldo Mininno e Rosellina Sbrana. Questi parlamentari che fanno cambi di casacca pensano agli interessi dei cittadini o solo al proprio tornaconto? Tutti questi passaggi incidono ovviamente sulla stabilità della maggioranza. Questo è un modo corretto di fare politica? Si, per la Costituzione italiana. L’articolo 67 vieta il vincolo di mandato e questo incentiva il pagnottismo”. E’ ora di  finirla con chi viene eletto con qualcuno e poi passa in un altro partito. Chi è in dissenso con il proprio partito deve avere il coraggio di dimettersi dal Parlamento. L’articolo 67 della Costituzione deve essere modificato per vietare i cambi di gruppo.

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