Caritas: 5.571.000 persone in povertà assoluta

5.571.000 persone in povertà assoluta in Italia nel 2021. L’incidenza si conferma più alta nel Sud. E’ quanto emerge dal rapporto Caritas.

Volontari CaritasLe famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960 mila, pari a 5.571.000 persone. Rappresenta il 9,4% della popolazione residente. E’ quanto afferma “L’anello debole”, il XXI rapporto Caritas diffuso nella Giornata internazionale di lotta alla povertà. I dati, riferiti all’anno 2021, sono stati raccolti presso 2.797 Cda e servizi, dislocati su 192 diocesi(pari al 85,4% del totale), 3 afferenti a tutte le 16 regioni ecclesiastiche italiane.

Il numero dei poveri assoluti in Italia è in forte crescita dal 2008, cioè dallo scoppio della crisi finanziaria globale, ed è poi di nuovo decisamente aumentato nel 2020 in occasione della recessione indotta dalla pandemia. Nel 2021, le persone aiutate dai centri di ascolto sono state 227.566(di cui 50,9% uomini e 49,1% donne), con un incremento del 7,7% rispetto al 2020. Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro-fuori dallo stato di bisogno. Nel 2021 la povertà assoluta cresce nelle regioni del Sud e delle Isole a fronte di un calo registrato nelle aree del Nord: le famiglie in povertà assoluta salgono al 10%, a fronte del 9,4% registrato nel 2020; ancora più difficile risulta in queste aree la condizione dei minori(16,1%). L’età media delle persone in povertà assoluta è di 45,8 anni, in leggero calo rispetto a dodici mesi fa.

Povertà e bassa istruzione sono altamente correlati, nelle regioni del Mezzogiorno più che mai. Tra le persone che hanno chiesto aiuto, il 78,9% possiede al massimo una licenza di scuola media inferiore(nelle isole si arriva alll’84,7%). Il peso delle persone straniere è in crescita del 3% rispetto al 2020 e si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est. Nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. In valore assoluto, le persone di origine straniera transitate in un anno nei servizi Caritas sono state 120.536 appartenenti a 189 nazionalità diverse. La povertà delle famiglie ha frequenti e pesanti conseguenze sulla vita dei minori, anche in termini di povertà educativa; spesso le due forme di privazione sono fortemente correlate e tendono a trasmettersi di generazione in generazione.

Reddito di cittadinanza al 44% dei poveri assoluti

La misura di contrasto alla povertà esistente in Italia, il Reddito di cittadinanza, da quando è stata introdotta nel 2019 è stata percepita da 4,7 milioni di persone e tuttavia, per come è disegnata, raggiunge solo il 44% di persone in povertà assoluta. Il 41% dei nuclei percettori di Reddito di cittadinanza è composto da una sola persona, mentre l’incidenza di povertà assoluta è più alta tra le famiglie con un elevato numero di componenti. Il punto è che con i criteri attuali(soglie di accesso per livelli di reddito e patrimonio e anni di residenza in Italia) viene esclusa dal Reddito di cittadinanza una quota consistente di poveri assoluti, composta soprattutto dagli stranieri, dalle famiglie numerose e dai poveri residenti al Nord.

Operatori e volontari della Caritas hanno raccontato che talvolta il Reddito di cittadinanza rischia di essere vissuto come un mero supporto assistenzialista e scoraggia l’attività lavorativa. D’altro canto i salari previsti dai contratti di lavoro non ammontano a somme tanto differenti. Dal rapporto emerge che più del 70% dei padri degli assistiti dalla Caritas risulta occupato con paghe misere in professioni a bassa specializzazione. Sarebbe opportuno rendere il più possibile compatibile la percezione del Reddito di cittadinanza con i redditi da lavoro, in modo da non disincentivare la ricerca di un lavoro mentre si riceve la misura e favorire la compresenza di reddito da lavoro e misure di contrasto alla povertà presso la stessa famiglia.

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