Lo stress lavoro

Lo stress da lavoro ha dei costi pari a circa 240 miliardi di euro l’anno. Lo stress è una disfunzione che coinvolge l’intera personalità.

Una lavoratrice stressataLo stress lavoro correlato ha dei costi pari a circa 240 miliardi di euro l’anno, ripartiti tra perdita di produttività per assenze, per malattia e costi di cura. Dal 2004 è obbligo datoriale la valutazione periodica dello stress lavoro correlato negli ambienti di lavoro ed il D.Lgs. 81/2008 impone che la relativa valutazione sia parte integrante del documento di valutazione dei rischi che, altrimenti, è da considerarsi incompleto, determinando anche sanzioni penali per il datore di lavoro.

La valutazione dello stress lavoro correlato da parte datoriale deve partire dall’esame di determinati eventi sentinella, come le metriche su infortuni, assenze, turnover, procedimenti disciplinari e segnalazioni inviate al medico competente, fattori di contesto e di contenuto del lavoro per poi prevedere delle azioni correttive su questi ultimi e di cura rispetto ai lavoratori. L’INAIL ha più volte rivisto le proprie linee guida per la conduzione delle analisi e le valutazioni dello stress lavoro correlato, indicando che oltre ad una questione di costi o di mancata produzione, deve essere indagato e discusso con tutti gli attori del lavoro al fine di individuare le migliori pratiche adottabili.

Lo stress è una disfunzione

Fronteggiare lo stress significa innanzitutto comprenderlo: una sfida può essere uno stimolo ed il suo superamento può generare soddisfazione, ma se le pressioni sono eccessive, subentra lo stress, provocato dall’incapacità di far fronte alle situazioni. Lo stress è una disfunzione che coinvolge l’intera personalità e le reazioni allo stress si riflettono prevalentemente sull’umore e sul comportamento e possono manifestarsi con sintomi fisici come dispepsia, eruzioni cutanee, cefalee, senza che questi siano collegati alla causa. Dato che la condizione di stress lavorativo determina sull’individuo la percezione di un disagio per cui non si sente in grado di soddisfare le richieste lavorative avanzate, sono senz’altro d’aiuto, per quanto potrebbero non essere sufficienti, tutti gli strumenti e le cognizioni che possono aiutare a gestire l’attività lavorativa. Il perdurare nel tempo della sensazione di inadeguatezza dà luogo a tre fasi di reazione:

  1. fase di allarme: in cui ci si rende conto della difficoltà e si prova ad adattarsi;
  2. fase della resistenza nella quale si persiste nello sforzo di adattamento stabilizzando i comportamenti di reazione;
  3. fase dell’esaurimento nella quale compaiono i sintomi organici, sociali e psicologici:
    a. sintomi organici: cefalee, tachicardia, tensione muscolare;
    b. sintomi sociali: irritabilità, isolamento e aggressività;
    c. sintomi psicologici: disturbi alimentari, stati d’ansia, depressione.

Si innesta quindi un circolo vizioso per via del rischio di un calo di produttività e l’aumento delle disattenzioni ed errori, contribuendo a rafforzare la sensazione di inadeguatezza che costituisce una delle premesse per lo stress. Le cause ricorrenti dello stress da lavoro sono state individuate in fattori di contesto e di contenuto del lavoro che possono brevemente elencarsi di seguito:

  • possibilità di sviluppo carriera: precarietà, scarsa retribuzione o mancato riconoscimento del lavoro svolto;

  • ruolo all’interno dell’organizzazione: responsabilità eccessive o non ben definite, conflitti di ruolo con colleghi;

  • autonomia decisionale: partecipazione carente ai processi decisionali, ingerenza di colleghi o dirigente e impossibilità di controllare il proprio lavoro;

  • difficoltà nel conciliare i ritmi vita/lavoro;

  • rapporti interpersonali al lavoro;

  • cultura organizzativa: comunicazione inadeguata, assenza di definizione e condivisione degli obiettivi aziendali;

  • carico e ritmo di lavoro cui si è abitualmente sottoposti: mole di lavoro, pressione lavorativa;

  • ambiente fisico e attrezzature di lavoro: spazi insufficienti, rumore, temperatura inadeguata, illuminazione carente;

  • caratteristiche dei compiti svolti: attività ripetitiva, priva di significato o percepita come inutile;

  • orari di lavoro: turnazione, flessibilità dell’orario, imprevedibilità di nuove incombenze.

La soglia di stress dell’individuo dipende da: personalità (in linea generale gli introversi ansiosi tendono ad essere più vulnerabili degli estroversi), capacità acquisite (se si padroneggia una materia si acquista sicurezza ed efficienza) e esperienza accumulata (aver affrontato determinate circostanze aiuta a gestire l’ansia). Con la consapevolezza che non è possibile risolvere questo tipo di problemi in poche righe su un sito web, esistono alcuni accorgimenti che potrebbero risultare utili per la gestione dello stress:

  • migliorare la qualità dei rapporti è la chiave per minimizzare lo stress;

  • strutturare la propria attività lavorativa in modo da offrire traguardi definiti e raggiungibili;

  • evitare una pianificazione troppo dettagliata;

  • nel caso di più problemi concomitanti, affrontare prima quelli più semplici;

  • garantirsi delle attività di svago, che innalzano la soglia di stress;

  • non tralasciare un minimo di attività fisica;

  • contribuire a creare un clima positivo nell’ambiente lavorativo, chiedendosi anche se si è fonte di stress per qualcuno;

  • cercare di chiarire a sé stessi ciò che viene richiesto, la propria collocazione nell’organizzazione, il proprio percorso professionale attuale e in prospettiva futura;

  • riconsiderare periodicamente le proprie priorità ed essere disposti a cambiarle;

  • imparare a dire no;

  • rassegnarsi di fronte ai propri limiti;

  • se il contesto lavorativo è fonte di stress, valutare la possibilità di cambiamento.

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