MES: cos’è, come funziona e perché divide l’Italia

Il MES è un fondo finanziario creato nel 2012 per aiutare i paesi dell’area euro. Cos’è, come funziona e perché divide l’Italia?

MESIl dibattito politico italiano è focalizzato sul MES. Cos’è, come funziona e perché divide l’Italia? Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), è un fondo finanziario creato nel 2012 per aiutare i paesi dell’area euro che si trovano in difficoltà a finanziarsi sui mercati e che rischiano il default. Il MES ha una capacità di prestito massima di 500 miliardi di euro, finanziata dai contributi dei paesi membri in base alla loro importanza economica. L’Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone 14,2 miliardi.

Il MES può concedere assistenza finanziaria ai paesi che ne fanno richiesta, a condizione che questi si impegnino a realizzare un programma di riforme concordato con la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea. Il MES può anche acquistare titoli di debito dei paesi in crisi sul mercato primario o secondario, per sostenere la loro liquidità e ridurre i tassi di interesse. Nel 2021, i paesi dell’area euro hanno approvato una riforma del MES, che prevede alcune novità, tra cui:

  • La possibilità per il MES di fungere da schermo finanziario per il Fondo Unico di Risoluzione delle banche in crisi, garantendo una maggiore stabilità del sistema bancario europeo.
  • L’introduzione di clausole di azione collettiva nei titoli di debito emessi dai paesi membri, che facilitano la ristrutturazione del debito in caso di insolvenza, coinvolgendo anche i creditori privati.
  • La semplificazione delle procedure per l’attivazione delle linee di credito precauzionali, destinate ai paesi che hanno una situazione economica e finanziaria solida ma che subiscono shock avversi.

La riforma del MES è stata ratificata da 18 paesi dell’area euro, ma non dall’Italia, che ha sollevato alcune obiezioni e perplessità. Tra queste:

  • Il timore che le clausole di azione collettiva possano aumentare il rischio di speculazione sui titoli italiani e rendere più difficile il rifinanziamento del debito pubblico.
  • Il dubbio che il MES possa interferire con la sovranità nazionale e imporre condizioni troppo severe ai paesi che chiedono aiuto, come già accaduto in passato con la Grecia.
  • La convinzione che il MES sia uno strumento insufficiente e inadeguato a fronteggiare le sfide poste dalla pandemia di Covid-19 e dalla crisi economica e sociale che ne è derivata.

Per questi motivi, il governo italiano ha chiesto una revisione della riforma del MES e una maggiore flessibilità nelle sue modalità di applicazione. Tuttavia, se la linea del governo fosse condivisa a livello europeo, occorrerebbe mettere mano nuovamente al testo della riforma già ratificato da 18 paesi. Il che comporterebbe tempi certamente molto lunghi e dall’esito incerto. Il dibattito sul MES, quindi, è ancora aperto e coinvolge sia il governo che il parlamento, che dovrebbe esprimersi sulla ratifica della riforma. Tra i sostenitori del MES ci sono coloro che ritengono che sia un’opportunità per l’Italia di accedere a risorse finanziarie a basso costo e di rafforzare la propria credibilità e solidarietà nell’ambito dell’Unione Europea.

Tra i detrattori del MES ci sono invece coloro che lo considerano un pericolo per la sovranità nazionale e per la sostenibilità del debito pubblico, e che preferiscono puntare su altri strumenti, come il Recovery Fund o il programma Pepp della BCE. Lidia Undiemi ha espresso una posizione critica e contraria al MES, sostenendo che si tratta di uno strumento che limita la sovranità nazionale, favorisce lo sfruttamento del lavoro e impone condizioni troppo severe ai paesi che ne usufruiscono. Il MES è lo strumento politico attraverso cui la finanza internazionale scarica i propri fallimenti sui cittadini, utilizzandoli come bancomat. Con la riforma del MES tale situazione diventerà permanente.

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