Campi Flegrei: il supervulcano che inquieta Napoli

La storia dei Campi Flegrei è ricca di eventi eruttivi, alcuni dei quali hanno segnato la storia dell’umanità. 880 scosse di terremoto a giugno 2023.

Campi FlegreiI Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica situata tra la zona occidentale di Napoli e l’area flegrea, che comprende i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto. Si tratta di un supervulcano, ovvero un vulcano capace di produrre eruzioni di intensità eccezionale, con conseguenze devastanti per l’ambiente e la popolazione.

La storia dei Campi Flegrei è ricca di eventi eruttivi, alcuni dei quali hanno segnato la storia dell’umanità. Tra questi, si ricordano le due super eruzioni avvenute circa 40.000 e 15.000 anni fa, che hanno cambiato il clima globale e influenzato l’evoluzione dell’uomo moderno. Più recentemente, nel 1538, si è verificata l’eruzione di Monte Nuovo, che ha creato una nuova collina nel golfo di Pozzuoli. Attualmente, i Campi Flegrei sono in una fase di allerta gialla, che significa che il vulcano è attivo ma non in eruzione. Tuttavia, i fenomeni che caratterizzano l’area sono motivo di preoccupazione e di monitoraggio costante da parte delle autorità scientifiche e civili. Tra questi, il bradisismo, ovvero il sollevamento o l’abbassamento del suolo causato dai movimenti del magma sottostante, e la sismicità, ovvero la frequenza e l’intensità dei terremoti.

Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), nel solo mese di giugno 2023 sono state registrate 880 scosse di terremoto nei Campi Flegrei, per un totale di 4.488 negli ultimi 12 mesi. Questi dati indicano che il vulcano è in uno stato di instabilità e che potrebbe evolvere verso scenari più critici. Ma qual è il rischio di un’eruzione dei Campi Flegrei? E come si potrebbe prevedere e prevenire una possibile catastrofe? Queste sono le domande a cui hanno cercato di rispondere gli esperti durante un incontro tra istituzioni e cittadinanza promosso dal Comune di Pozzuoli e dalla Protezione Civile il 3 luglio 2023. Gli esperti hanno spiegato che il rischio di un’eruzione dei Campi Flegrei è impossibile da prevedere con certezza, ma si può stimare in base alla storia e al comportamento passati del vulcano. In particolare, si possono calcolare delle percentuali di probabilità per i diversi tipi di eruzione possibili, in un certo intervallo di tempo. Queste le percentuali:

  • 11%, eruzione effusiva (tipo colata di lava di Monte Olibano);
  • 60%, eruzione esplosiva piccola (eventi tipo l'eruzione di Monte Nuovo del 1538);
  • 25%, eruzione esplosiva media (tipo quella di Astroni avvenuta circa 4000 anni fa);
  • 4%, eruzione esplosiva grande (come l’eruzione pliniana di circa 4.500 anni fa di Agnano-Monte Spina);
  • Inferiore all’1%, super eruzione (come quelle avvenute 40.000 e 15.000 anni fa).

Queste percentuali non devono essere interpretate come previsioni sicure, ma come indicazioni basate su modelli statistici. Inoltre, non tengono conto delle variabili che possono influenzare il rischio, come l’esposizione e la vulnerabilità delle persone e delle infrastrutture. Per questo motivo, gli esperti hanno sottolineato l’importanza della prevenzione e della pianificazione delle azioni da adottare in caso di emergenza. A tal fine, esiste un piano nazionale per la gestione del rischio vulcanico dei Campi Flegrei, che prevede quattro livelli di allerta (verde, giallo, arancione e rosso) e le relative misure di protezione civile. Il piano si basa sul monitoraggio continuo e in tempo reale del vulcano, effettuato da una fitta rete di sensori e strumenti, che si estende anche in mare. In caso di anomalie rilevanti, le informazioni vengono comunicate alle istituzioni coinvolte, che possono attivare le procedure di allerta e di evacuazione.

L’evacuazione dei Campi Flegrei è una misura estrema, che verrebbe adottata solo in caso di pericolo imminente e con un adeguato preavviso. Secondo il piano, sono circa 700.000 le persone che dovrebbero essere evacuate in caso di eruzione dei Campi Flegrei, in un’area che comprende 25 comuni tra Napoli e Caserta. L’evacuazione sarebbe organizzata in base a delle fasce di priorità, stabilite in base alla distanza dal vulcano e al grado di esposizione al rischio. Le persone sarebbero trasferite in altre regioni italiane, dove sarebbero ospitate in strutture apposite. Il piano prevede anche la gestione delle fasi successive all’eruzione, come il ritorno delle persone nelle aree sicure e la ricostruzione. L’obiettivo del piano è quello di garantire la sicurezza e la salvaguardia delle persone e dei beni, ma anche di ridurre il più possibile l’impatto sociale ed economico di un’eventuale eruzione.

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