WWF: In 50 anni cemento su 2.000 km costa

Quasi un quarto delle coste italiane resiste. Su un totale di circa 8 mila chilometri, 1.860 sono ancora liberi, mentre 2 mila sono stati cementificati negli ultimi 50 anni.

ViesteIl mare ricopre un ruolo fondamentale per l’Italia, sia dal punto di vista ambientale che economico. Gli 8.000 chilometri di coste sono il patrimonio naturalistico più rilevante del Paese e ne costituiscono una delle maggiori attrattive turistiche. Il Mar Mediterraneo circonda la penisola Italiana, ma assume diversi nomi nelle diverse zone. I mari italiani si dividono in: Mare Adriatico, Mar Ligure, Mar Tirreno, Mar di Sardegna, Mar di Sicilia, Mar Ionio.

In Italia, negli ultimi 50 anni, sono stati cementificati più di 2.000 km di costa su un totale di circa 8 mila, vale a dire un quarto delle nostre coste. E’ un fattore di pressione sui nostri mari, insieme al sovrasfruttamento della pesca e alle attività di estrazione di idrocarburi. Lo si apprende dal dossier WWFL’ultima spiaggia - Lo screening dei mari e delle coste della Penisola”. Le cifre dell’Istat sulla crescita edificatoria nelle frange rivierasche sono rivelatrici di una dinamica che ha ben pochi riscontri in Italia se non nella Pianura Padana: all’interno della fascia costiera di un km oltre 200.000 edifici sono stati realizzati tra il 1946 e il 2001, ma ben 13.500 tra il 2001 e il 2010. 40 edifici per km² sulle fasce litoranee dell’Adriatico e del Tirreno e 88 lungo la costa Jonica. Si stima che la occupazione del fronte costiero peninsulare entro un km dalla linea di battigia da parte di edificazioni e urbanizzazioni sia avvenuta ad una velocità dell’ordine dei 10 km/anno dall’ultimo dopoguerra.

L’Italia è il quarto produttore di petrolio e gas in Europa e il terzo in termini di riserve. Nel 2014 la produzione nazionale di gas è stata di 7.286 milioni di Sm3, di cui 4.863(67%) estratti in mare; mentre la produzione di greggio è stata di 5,75 milioni di tonnellate, di cui 0,75 milioni(13%) estratti a mare. Sono 122 le piattaforme per la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare e 92 quelle attive nell’area offlimits delle 12 miglia dalle linee di costa. Il  47,7% delle quali, come denunciato dal WWF, non hanno mai avuto la Valutazione di Impatto Ambientale. Il dossier del WWF, fotografa la situazione attuale e indica le aree più ricche dal punto di vista ecologico da cui partire per salvare i nostri mari. Il WWF invita a invertire la rotta iniziando da 4 grandi aree strategiche per la biodiversità: Mar Ligure e Arcipelago toscano, Canale di Sicilia, Mare Adriatico settentrionale e Canale di Otranto. 1.860 km  di tratti lineari di costa più lunghi di 5 km ancora liberi e con un buon grado di naturalità dove contenere i fattori di pressione.

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