Licenziati Almaviva Roma frutto della globalizzazione

Dopo il fallimento dell'accordo per la sede di Roma del call center Almaviva sono partite le lettere di licenziamento per i 1.666 dipendenti.

Lavoratori AlmavivaChiude la sede di Roma del call center Almaviva e sono già partite le lettere di licenziamento dei 1.666 dipendenti. Con il rifiuto da parte delle Rsu(rappresentanze sindacali unitarie) dell’ipotesi di accordo, è fallito infatti anche l’ultimo tentativo di mediazione lanciato dal ministero dello Sviluppo economico.

Cgil, Cisl e Uil giudicano la posizione dell’azienda estremamente sbagliata, nessuna responsabilità può essere attribuita ai sindacati. “Purtroppo l’azienda ha ribadito il mantenimento dell’accordo accettato dai lavoratori di Napoli e la mancata intesa con Roma”, ha affermato la viceministra, Teresa Bellanova. Perché i lavoratori romani non hanno firmato? L’accordo “napoletano” prevede ammortizzatori sociali nazionali fino al 7 aprile 2017 e la continuazione del tavolo di concertazione sulle variabili del costo del lavoro. Cosa significa? Che i lavoratori devono accettare una drastica riduzione degli stipendi. Per anni i lavoratori di Almaviva hanno visto cancellare propri diritti e salari, per cedere a compromessi al ribasso e divenire oggetto di continuo ricatto.

Nel periodo successivo all’accordo del 31 maggio 2016, nonostante l’utilizzo di ammortizzatori sociali, le perdite mensili di Almaviva sono pari a 1,2 milioni di euro. La colpa è l’incontrollato aumento delle attività delocalizzate in Paesi extra UE. Sulla base dei dati ufficiali dell’Instat, in Albania nel 2015 è raddoppiato il numero dei call center che lavorano per il mercato italiano con oltre 25 mila posti di lavoro. Un italiano non può competere con un operatore albanese che prende all’incirca 300 euro al mese. Il calo dei salari è tutta colpa delle imprese committenti(Enel, Poste etc…), che negli ultimi mesi hanno utilizzato gare al massimo ribasso per assegnare le commesse. Questa è l’Unione Europea, a voi piace?

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