Censis: Aumento povertà assoluta e stipendi inferiori a 30 anni fa

Raddoppio della povertà assoluta in Italia negli ultimi 10 e stipendi inferiori a 30 anni fa. Questo è quello che emerge dal 55esimo Rapporto Censis.

Una baristaDal 55esimo Rapporto Censis emerge il raddoppio, in 10 anni, delle persone in povertà assoluta in Italia. Nel 2020 2 milioni di famiglie italiane vivono in povertà assoluta, con un aumento del 104,8% rispetto al 2010, quando erano 980 mila. L’aumento è sostenuto soprattutto al Nord(+131,4%), rispetto alle aree del Centro(+67,6%) e del Sud(+93,8%). In Italia stipendi inferiori rispetto a 30 anni.

Negli ultimi trent’anni di globalizzazione accelerata, tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto, ad esempio, al 276,3% Lituania, il primo Paese in graduatoria. Lavorare in Italia rende meno rispetto a trent’anni fa e siamo l’unica economia avanzata in cui ciò è avvenuto. Prendendo in esame le retribuzioni degli oltre 15 milioni di lavoratori pubblici presenti negli archivi Inps, il dato medio complessivo riferito alla giornata retribuita si attesta a 93 euro. Una donna percepisce una retribuzione inferiore di 28 euro se confrontata con quella di un uomo. La giornata lavorativa del tempo indeterminato vale 97 euro contro i 65 del lavoro a termine, la retribuzione giornaliera del tempo pieno vale più di due volte quella del tempo parziale.

Il 66,2% delle persone intervistate dal Censis pensa che si viveva meglio in passato. Uno sguardo lungo rende le cose più chiare. Il PIL dell’Italia era cresciuto complessivamente del 45,2% in termini reali nel decennio degli anni ’70, del 26,9% negli anni ’80, del 17,3% negli anni ’90, del 3,2% nel primo decennio del nuovo millennio, dello 0,9% nel decennio pre-pandemia, per poi crollare di quasi 9 punti percentuali nel 2020. Nel 2020 le famiglie con almeno un pensionato da lavoro sono 8,7 milioni(pari al 33,4% del totale), con un aumento del 2,1% rispetto al 2019, ovvero 177 mila nuclei familiari in più. Si tratta di un dato in controtendenza rispetto al decennio antecedente al Covid-19(2010-2019), quando la stessa tipologia di famiglie era diminuita di 249 mila unità(-2,8%).

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