Spread in crescita e conseguenze

Negli ultimi mesi lo spread dell’Italia è tornato a crescere, anche se non ai livelli record del 2011. Da alcuni mesi Renzi e Nardella stanno facendo girare la notizia che una crescita dello spread avrà una conseguenza sulle rate dei mutuatari. E' vero?

L'andamento dello spread nell'ultimo annoNegli ultimi mesi lo spread dell’Italia è tornato a crescere, anche se non ai livelli record del 2011. Il differenziale Btp-Bund era a 163 punti il 2 gennaio 2018. Nella seduta di oggi(3 settembre) lo spread è a 285 punti. Nell’arco di dieci mesi è aumentato di 122 punti. Il 2 ottobre 2018 il differenziale ha toccato quota 302 punti con i rendimenti dei Btp a 10 anni al 3,4%, come non accadeva dal 2014. E’ bastato questo per scatenare alcuni media, i quali hanno iniziato l’operazione terrore. Da alcuni mesi Matteo Renzi e Dario Nardella stanno facendo girare la notizia che una crescita dello spread avrà un impatto sulle rate dei mutuatari. E’ una notizia falsa.

Le rate dei mutui a tasso variabili sono agganciate all’andamento degli indici Euribor(99%) e per una quota residuale al tasso BCE. Gli Euribor, tanto quello a 1 mese(-0,37%) che quello a 3 mesi(-0,32%) sono fermi da diverso tempo e per giunta negativi. “Il Sole 24 Ore” scrive: “I valori attuali sono gli stessi di quelli di inizio anno. Non hanno risentito nemmeno per un centesimo delle bizzarrie dello spread Btp-Bund”. Gli Euribor sono da oltre 1.000 giorni sottozero e sono collegati alle decisioni della BCE sul tasso sui depositi(fissati oggi a -0,4%). Una crescita di questo tasso comporta un aumento della rata di un mutuo a tasso variabile. Nel 2008 gli Euribor sono andati al rialzo per colpa della crisi di liquidità legata alla bolla dei subprime e dell’immobilismo della Banca Centrale Europea. Una nuova crisi potrebbe far impennare l’Euribor, ma questo scenario non è all’orizzonte. Oggi c’è fin troppa liquidità in circolazione grazie al Quantitative easing della BCE. Chi sta rimborsando un mutuo a tasso fisso beneficia dell’assicurazione implicita nello stesso di essere invulnerabile alle dinamiche dei tassi e dei mercati. Un aumento dello spread influenza unicamente il tasso di interesse sui nuovi mutui a tasso fisso e variabile. Chi ha già un mutuo non corre rischi per colpa del differenziale. Lo spread, invece, ci ricorda sgarbatamente che bisogna ridurre il debito pubblico. Il motivo? Più alto è lo spread e più soldi bisogna sborsare per gli interessi sul debito. Dal 1980 al 2017 il nostro Paese ha dovuto sborsare 2.584 miliardi di euro per pagare gli interessi sul debito pubblico, tutti soldi sottratti ai servizi.

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