L’inchiesta rifiuti in Campania per carenza di impianti

La Procura ha notificato a 23 persone altrettanti inviti a comparire ipotizzando per tutti il reato di omissione di atti d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sul ciclo integrato dei rifiuti in Campania. La carenza di impianti è la principale accusa.

RfiutiL’emergenza rifiuti in Campania continua ad essere un problema irrisolto a causa della carenza di impianti. Questo è il principale motivo per cui la Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un’inchiesta sui rifiuti. Il piano della Regione Campania per l’implementazione impiantistica fu sottoscritto nel 2016, ma dopo 4 anni gli impianti che si dovevano realizzare non sono stati fatti. All’epoca furono messi sul piatto 220 milioni di euro per la realizzazione di 16 impianti per il trattamento dei rifiuti. Lo scorso 5 febbraio la Procura ha notificato a 23 persone altrettanti inviti a comparire ipotizzando per tutti il reato di omissione di atti d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sul ciclo integrato dei rifiuti in Campania.

Tra le persone che saranno ascoltate ci sono anche il vice presidente della Regione Campania con delega all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, e l’ex vice sindaco e attuale assessore all’Ambiente di Napoli, Raffaele Del Giudice. L’inoperatività degli enti locali hanno causato sanzioni per 120 mila euro al giorno nei confronti dell'Italia da parte dell’UE. L’inchiesta rifiuti della Procura ha quattro filoni: la raccolta differenziata a Napoli, lo smaltimento delle ecoballe, la mancata realizzazione di impianti di compostaggio e il nodo dei siti di stoccaggio al servizio degli stir. Nella città amministrata da Luigi De Magistris la raccolta differenziata è arrivata al 36,7% nel 2019¹, lontanissimo dal 70% promesso dall’ex magistrato nel 2011. Il principale problema resta lo smaltimento dell’umido. In Campania è clamorosa la mancanza degli impianti di compostaggio che dovrebbero trasformare l’organico differenziato in compost. A fronte di una produzione annuale di quasi 750 mila tonnellate di organico, i 4 impianti di Villa Literno(CE), Giugliano(NA), Solofra(AV) e Eboli(SA) trattano appena 62.446 tonnellate all’anno(fonte ISPRA). La parte restante di umido viene spedita fuori regione a prezzi esorbitanti(circa 200 euro a tonnellata) oppure bruciata nel termovalorizzatore Acerra. Michele Buonomo di Legambiente Campania sostiene che nei cinque capoluoghi occorrerebbero una ventina di impianti di compostaggio da 30.000 tonnellate ciascuno.

L’impianto di compostaggio a Ponticelli

Lo scorso 27 gennaio il Comune di Napoli ha presentato, con due anni di ritardo, il progetto per la costruzione dell’impianto di compostaggio a Ponticelli. Il sito tratterà 35.000 tonnellate di umido all’anno e dovrebbe essere pronto entro il 2022. L’impianto di compostaggio non basterà per garantire la lavorazione di tutto l’umido riciclato a Napoli, ma solo la metà. Quindi sarebbe necessario almeno un altro sito di compostaggio in città, che provocherà altre proteste dei cittadini. Una domanda sorge spontanea: Non sarebbe più utile creare un mini impianto di compostaggio in ognuna delle 10 Municipalità? In questo modo ci sarebbe un minor impatto ambientale e ogni zona di Napoli “lavorerebbe” l’umido prodotto ogni giorno.

¹ Manca ancora il dato di dicembre

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