Referendum Costituzionale del 20 e 21 settembre

Il 20 e 21 settembre 2020 gli elettori sono chiamati a esprimersi per il referendum Costituzionale sul taglio dei parlamentari. Ecco cosa cambia in caso di vittoria del Sì. E' il quarto referendum costituzionale che si terrà in Italia.

Vota Sì al Referendum CostituzionaleIl 20 e 21 settembre 2020 gli italiani saranno chiamati alle urne per il Referendum Costituzionale. Con la loro scelta approveranno o respingeranno il disegno di legge costituzionale che taglia di 345 seggi il numero dei parlamentari. Si è arrivati al Referendum Costituzionale per “colpa” di 71 senatori, contrari al disegno di legge costituzionale. Il testo del quesito del referendum è il seguente:

"Approvate il testo della legge costituzionale concernente"Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?

Con il il disegno di legge costituzionale entrerà in vigore e ci sarà il taglio di 345 seggi a partire dalla prossima legislatura. Una vittoria del No farebbe vincere la casta e i dinosauri della politica attaccati alla poltrona. Il provvedimento sul taglio dei parlamentari riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200, meno 6 quelli eletti all’estero. Alla Camera ci sarà un deputato per 151.210 abitanti(oggi era 1 per 96.006), al Senato un senatore per 302.420 abitanti(ora 1 ogni 188.424). I sostenitori del No al referendum definiscono il taglio dei parlamentari come “una riforma populista e anti-democratica”. Tra i promotori del No anche le inutili Sardine che scrivono: “Tagliando il numero dei parlamentari si mettono in discussione le fondamenta della democrazia parlamentare, con la sua capacità di esprimere il pluralismo e la complessità della società”. E’ una cazzata colossale. In Parlamento ci sono soprattutto avvocati e altri professionisti che non rappresentano il pluralismo e la complessità della società. Loro pensano soprattutto ai loro interessi senza considerare quelli dei poveracci. Alcuni sostenitori del No sostengono che sarebbe stato più utile un taglio degli stipendi dei parlamentari. Altra cazzata. Il motivo? Sarebbe arrivato il Paniz di turno a bloccare il taglio come è stato fatto per i vitalizi.

La vittoria del Sì al Referendum Costituzionale consentirà una razionalizzazione di spese e competenze. Il Parlamento non ha più l’esclusiva nella produzione di norme. In Italia le Regioni hanno potere legislativo e il nostro Paese, come altri, deve adeguarsi alla crescita del rilievo normativo dell’Unione Europea. In poche parole tutti questi parlamentari oggi non servono, visto i cambiamenti legislativi avvenuti negli ultimi anni. Il taglio dei parlamentari era stato previsto già nella XI legislatura con la bicamerale De Mita-Iotti(1993-1994). Nella relazione conclusiva si parlava di un accordo vicino sulla riduzione dei deputati a 400 e dei senatori a 200. Andò tutto in fumo a causa della fine anticipata della legislatura. Il progetto di riforma del Parlamento di 26 anni fa prevedeva lo stesso numero di deputati e senatori del disegno di legge costituzionale approvato nel 2019. Anche De Mita e Iotti erano populisti? Siamo seri. La vittoria del Si è un atto di democrazia che ci rende più moderni e meno antiquati. E’ importante andare a votare per sconfiggere la casta. Per il referendum costituzionale non è necessario il quorum degli elettori, in quanto si conferma o meno una legge. Il 20 e 21 settembre 2020 gli italiani andranno a votare per la quarta volta un referendum costituzionale.

I precedenti referendum Costituzionali

In passato si è andato alle urne per tre referendum costituzionali. La prima volta risale al 7 ottobre 2001 quando si tiene il referendum per confermare o no la riforma del Titolo V della Costituzione, che passò con il 64,2% dei voti favorevoli. Questa è l’unica volta che una legge è stata confermata da un referendum. Nelle altre due occasioni, infatti, il referendum bocciò la devolution di Berlusconi nel 2006 e la riforma Renzi-Boschi nel 2016. Quest’ultimo referendum ha fatto registrare il record di affluenza con 69%.

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