Italiane vanno in Svizzera a fare il lavoro più vecchio del mondo
Nel 2014 il tasso di disoccupazione in Italia ha toccato il record dal 1977 raggiungendo quota 12,7%. Quel poco di lavoro che si trova è quasi sempre mal pagato e molti preferiscono andare all’estero. Più di 60 mila italiani giornalmente varcano il confine con la Svizzera dove hanno trovato un lavoro ben retribuito e poco tassato.
Tra questi ci sono anche molte ragazze italiane che raggiungono il Ticino per prostituirsi: le cosiddette frontaliere del sesso. Perché vanno in Svizzera? La risposta è ovvia. In Svizzera la prostituzione è regolamentata e tassata, mentre nel nostro Paese il mestiere più vecchio del mondo rimane un tabù difficile da sfatare. La colpa è anche del Vaticano, che continua ad influenzare parte della nostra classe politica e della società civile. Il business della “pucchiacca” in Svizzera è enorme: 20 mila lavoratrici e un giro d’affari da 2,6 miliardi di euro all’anno. Una “lavoratrice” può arrivare a guadagnare fino a 12 mila euro al mese.
In Italia, questo settore redditizio lo “regaliamo” alla criminalità organizzata(con relativo sfruttamento) e a donne imprenditrici(di se stesse), che però non versano un euro di tasse. Catia Barone e Gabriella Serafini di “2Next” hanno seguito la storia di una frontaliere del sesso(video). Dal 2014 nei conti dei Paesi UE c’è anche una stima delle attività illegali come traffico di stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando di sigarette e alcol. A Berlino è stata creata un app per prenotare le prostitute. Allo Stato italiano servono nuove entrate, una domanda sorge spontanea: perché questo settore non viene regolamentato e tassato anche nel nostro Paese?
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